Bright star

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on domenica, giugno 20, 2010

Stasera decido di prender aria. Dove vado quindi? Mi rinchiudo in un cinema 'ché all'aria viziata non so davvero rinunciar. La mia carta cinema 3 reclama il suo momento di gloria e così decido di darglielo. Munita di pazienza, qualche madonna e sprezzante della distanza e dell'incipiente nuvolone che minaccia la mia provvida cavalcata a due ruote verso il Saffi d'Essai, copro la distanza che separa Forlì centro-S.Martino in Strada nel tempo record di 20 minuti netti. I km son svariati così come svariate son le occasioni per farsi arrotar da qualche auto nel tortuoso rally ( giuro ad un certo punto di aver fatto una specie di flick con la ruota posteriore per superar una radice di albero fuoriuscita sul marciapiede, meritandomi un chiaro 10.0 unanime!)ne varrà la pena? Insomma dai, per "Il nastro bianco" s'è fatto anche volentieri, qui lo si fa non tanto per il film in questione, quanto per il "andar al cinema" che mi mancava terribilmente. La componente gratis poi è quel leggero vento di tramontana che ti sospinge dolce nello zigzagar tra le auto. Come il miele all'orso, confesso.
E quindi Bright star -Fulgida stella- uno dei poemi più belli di John Keats, sui cui ultimi anni il film verte addentrandosi nella vicenda amorosa tra il poeta e Fanny Browne, ragazza dalle belle speranze e dal temperamento anticonvenzionale, i cui facoltosi natali riserverebbero proposte più consone al rango. E invece.
Il film è profondamente segnato dalla manifattura Jane Campion. La Jane Campion verista e determinista che ultimamente aveva intrapreso un manierismo improprio e dubbioso(In the cut, presente?)è tornata. Questo film è nel pieno solco della miglior tradizione della cineasta australiana: l'attenzione alla natura come cornice e come propellente alle dinamiche personali, la cura certosina dei dettagli: dai costumi alle scenografie, i singoli fotogrammi, i chiaroscuri, la fotografia impeccabile, la capacità quasi crepuscolare di affrescar tutto ciò che riempie, rendendolo indispensabile.
Per questo parlo di maestria. Di artigianato. Il cinema di Jane Campion ha il gusto dell'opera d'arte, confezionata con cura,affidabile e resistente nel tempo. Magari anche nella memoria. Si ritrova qualcosa di familiare, di tranquillizzante e sì, di esteticamente appagante.
La colonna sonora estremamente evocativa è firmata da Mark Bradshaw, ed è chiaramente distinguibile, di quelle che quando vedi un film noti e apprezzi all'istante, un gusto che a Jane Campion non s'è certo mai potuto contestare.
Finito il momento quanto è brava e quanto ci sa fare Jane Campion passiamo all'angolo perplessità.
Beh, io Ritratto di Signora me lo ricordo molto bene. L'avrò visto quelle svariate volte e ci scrissi ai tempi del liceo anche una discreta recensione. Ebbene, in Bright star c'è moltissimo di Ritratto di Signora. A partire dalla scelta dell'attrice che veste i panni dell'amata, Abbie Cornish. Se andrete a veder il film, capirete di cosa sto parlando. Questa ragazza è Nicole Kidman. O meglio sarà la nuova Nicole Kidman? Molto probabilmente sì. Bella la sua prova ed anche dettata da una certa originalità, tuttavia è di una somiglianaza impressionante con la Kidman, in movenze, espressioni, persino il profilo la ricorda. E mi chiedo se la Campion non sia vagamente ossessionata dal feticcio della roscia australiana?















Jane Campion pare voglia passar in rassegna tutte le età dell'impero e dello stile britannico: Vittoriana prima, ora Georgiana. Mi aspetto, quindi e logicamente, un'escursione Elisabettiana imminente!
Passiamo all'attore protagonista: Ben Whinshaw. Nei panni di Keats appare uno sbarbatello ancora un po' acerbo. Forse troppo particolare, nella sua fisiognomica scimmiesca, per coprir il ruolo del poeta romantico-panciotto rigonfio-capello al vento- portamento fiero- per esser credibile fino in fondo. Certo nella parte del malato è a dir poco azzeccato, però al fianco di 'sta stangona di Abbie Cornish, il protagonista de Il profumo, rende davvero poco.




















In tutta onestà poi, le protagoniste indiscusse dell'intero film e che meriterebbero una citazione nei titoli di coda, son altre. E son struggenti, piccole e rubano la scena meritatamente. Parlo di loro:







































Ho un debole per le belle calligrafie. E' una questione compensativa, mi perdonerete.
Però esaltando questi bei frammenti in carta, tributo a queste missive la polvere pirica della storia. Una storia intima che strappa la lacrima, intenerisce, diverte e spezza il cuore.
Come sempre abituati bene ed ostinati nel ripeterci.
Ma film così meritano quella testata alla parete.

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