When M.me Gainsbourg meets Beck

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on mercoledì, novembre 25, 2009

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"Dad's chiul"
Che starebbe per that's cool. Se solo foste una ragazzina di prima media alle prese con le ripetizioni con la sottoscritta.
Però sì. Il concetto direi è abbastanza chiaro.

Charlotte Gainsbourg - Heaven Can Wait from Charlotte Gainsbourg on Vimeo.



Ovvero tanta roba. Chiul ovviamente!

Almodòvàr al borde de un ataque de Almodòvàr

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on lunedì, novembre 23, 2009

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Se nessuno avesse mai visto un film di Almodovar, Los abrazos rotos potrebbe parere-e giustamente-un bel film. Perchè è di questo che si tratta, non fraintendentemi. Ogni almodovariano ve lo direbbe. Ci sono le sue donne-Penelope Cruz, Blanca Portillo,Angela Molina,Rossy de Palma- e c'è la sua formula. Il cinema di Almodovar è pura geometria. Mettiamo che la x sia rappresentata dai suoi attori feticcio, che la y sia il gorgoglio di sentimenti che va a scatenare e z la sublimazione della storia attraverso qualche tecnicismo e voilà! Il teorema di Almodovar è bello che servito. Ed in questo film non manca davvero nessun ingrediente tra questi. E' solo che l'impasto sembra non aver ancora la giusta consistenza. Almodovar ci prova e ci riprova: un po' più di questo, un po' meno di questo, un po' più di quell'altro ma il mix perfetto sembra sempre sfuggirgli. Ed è da Tutto su mia madre che sembra davvero non aver pace. Forse che i suoi sogni siano ancora costellati di lustrini, piume e nevrosi? Forse che la ricerca del melodramma perfetto lo abbia davvero distolto dalla sua indiscutibile capacità?

Più passa il tempo e più manca quella leggerezza caotica, confusa e colorata del primo Almodovar. Ma da quando ha deciso di passar alla storia, niente appare più così immediato come un tempo. L'occhio lucido. Almodovar oramai sembra di film in film essersi prefissato il suo obiettivo. Come se smuover le riserve idriche di ciascuno fosse la strada più breve per la gloria. Invece la storia avrebbe bisogno di più cura, così come i dialoghi e la narrazione. Un film dovrebbe sancire una evoluzione. Un percorso personale di crescita. Dovrebbe osare senza ripiegare su sentieri battuti e guardar avanti. Invece ci si ritrova sempre lì nei film di Almodovar.Tanta tensione ma nessuno slancio decisivo. Non c'è stupore. Non c'è differenza. Quello che hai sentito negli altri film, lo risentirai anche adesso. E forse per qualcuno sarà una benedizione. Eppur a me mette a disagio confrontarmi con "il solito".

Cosa resta di questo film?Un ultimo abbraccio incompiuto, il bungalow turchese e arancio, le sabbie vulcaniche nere e neorealiste, le mani sul fermo immagine, la Cruz bella e sbarazzina come non mai, donna e bambina. Il respiro è quello dei film di Wilder, l'aria quella dell'Appartamento o di Irma la dolce. L'unico vero desiderio? Quello di veder al cinema Chicas y Maletas. Di ritrovar un po' di sfrontatezza.

Scent of a woman-Profumo di Cloro.

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on venerdì, novembre 20, 2009

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E' da un po' oramai, 4 volte per l'esattezza,che ho rimesso in circolo un po' di adrenalina e concentrato dell'acido lattico in queste scricchiolanti membra. Oltre a sollevar casse d'acqua e a trasportarle 100m più avanti verso casa, salir due rampe di scale correndo e utilizzar la bici come estensione delle gambe ho intrapreso un'attività seria che so già sarà destinata a darmi soddisfazioni come argomento di dibattito nei pomeriggi di tea e caffè tra amiche. L'attività di cui parlo è quella che comunemente è meglio nota come Nuoto. Nuoto libero. O meglio Nuoto liberamente interpretabile come Nuoto. C' ho messo tipo un annetto per decidermi/ raccattar voglia/ materiale/ portar a termine un'opera di auto-convincimento/ assicurar mamma che non sarei annegata o che non avrei scatenato nessun tsunami in vasca corta/ guardar i mondiali di nuoto in TV e convincermi che anche io potevo farcela a stabilir il mio record del mondo(vedi mondo anfibio)/giocar a freccette colla foto di Federica Pellegrini ed infilzarne il pupazzetto voodoo colla speranza di eliminarla e prenderne il posto/sviluppar la sgambata vincente che mi avrebbe condotta ad una medaglia d'oro di un non ben precisato campionato(probabilmente il campionato di Piadinari Romagnoli in vasca corta gonfiabile).
Tralasciando un istante le motivazioni nobili che mi hanno spinto, ho intrapreso quelle che per comodità definirò fantastiche avventure acquatiche della camp.ssa Tibidabi.
Laddove vi foste imbattuti nei pressi della Piscina Comunale della ridente Forlìwood in un soggetto abbigliato nel seguente modo: costume olimpionico Golden point viola e rosa, ciabattine di H&M turchesi striate, accappatoio lungo verde ospedale, cuffia grigio perla in silicone,occhialino blu elettrico e non avete chiamato inorriditi Dolce& Gabbana per sfogarvi,Striscia la Notizia per far una segnalazione a i Nuovi Mostri, o le forze dell'ordine per avviar le pratiche di estradizione,beh,ve ne sono riconoscente!
Se addirittura avete stazionato dietro il suddetto soggetto in corsia mentre era intento a dar sfoggio del suo famoso stile libero alla Baywatch nonché della sua famosa rana canina o del suo dorso Mazinga, allora stupidi voi,sadici e masochisti anche. Che non si vede che ce ne son ben 8 di corsie?
PROPRIO NELLA MIA DOVEVATE VENIRE?
Ho imparato una cosa però. La piscina è un posto affollato da megalomani. Esempio.
(Chiameremo per convenzione P il pazzo invasato che suona la carica ed aduna un gruppetto, e G il Gruppo di esaltati a raccolta.)
P,tono sull'incazzato(presumibilmente è stato cazziato al lavoro in giornata e mo' deve rifarsi col sangue altrui):“Facciamo 1000 metri:10 vasche a farfalla, 10 libero, 10 dorso,10 rana!Ok?”
G, tono cameratesco:“Signor, sì!”
“Ora al mio via, scatenate l'inferno!”O almeno così m'è parso di sentire.
Seguono schizzi, schiuma e onde che dalla prima corsia si propagano fino all'ottava facendomi appiccicare a ventosa direttamente al perimetro della vasca, come le migliori cozze al loro adorato scoglio.
Per non parlar del fatto che nella mia corsia ci sono guarda caso: Micheal Phelps,il sosia ciccione di Ian Thorpe e Laure Manaudou tutti pronti a darsi battaglia a suon di record del mondo e di rivalse reciproche. E mentre tu sei ancora a metà vasca, loro non solo hanno messo la freccia per superarti ma ora che ci pensi è già la seconda volta che ti doppiano!
M'è parso di veder, dall'alto dei miei occhialetti appannati e dei miei banchi di miopia,anche qualcuno bisbigliare a fondo vasca, nelle corsie vicine alla mia.
Dite che stavano sparlando delle mie doti incomprese o si auto-flagellavano per aver fatto 1000 metri in 20 minuti?

Il nastro bianco

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on domenica, novembre 15, 2009

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Michael Haneke ha una capacità singolare. Destabilizzare.Prima ti anestetizza conducendoti per mano nella storia che si dispiega lì quasi per te e poi affonda la lama in profondità.Senza che te ne possa render conto sei turbato. Subodori come possa terminare la storia. Avverti che l'aria s'è fatta decisamente pesante e tesa. Senti che l'epilogo e vicino. E poi no. Non c'è nessun epilogo.
Haneke Haneke!Spiattelli quelle verità che fanno male. Dai una faccia alle nostre paure più recondite. Non sono le immagini che inquietano. E' quello che uno percepisce. Il non visto. Un suono fuori campo. Una scena a camera fissa.Il nastro bianco pietrifica. Si percepisce la lezione di Bergman, con quelle espressività e silenzi carichi di tensione nonché la lezione delle tragedie classiche, dove la voce narrante facilmente sarebbe assimilabile al coro di una qualunque delle tragedie di Eschilo.Una grande opera Morale. Un cupo affresco quasi controriformista. Una agghiacciante ricostruzione del profilo psicologico-comportamentale in cui si può riscontrar il seme dell'odio nazista ed il suo perché.
Il film si dipana attorno a degli incidenti misteriosi che si susseguono in un villaggio rurale. Le conseguenze sono sempre devastanti per chi ne è oggetto. Sarà l'insegnante della scuola,nonché narratore della vicenda, a ricavar un'ipotesi di lettura sconcertante.
La purezza simboleggiata dal nastro bianco posto al braccio e tra i capelli dei bambini risulta un simbolo vuoto. Le colpe dei padri non si disperdono e non rendono immuni. Il candore è un lenzuolo pieno di macchie. La ragione sembra dissociarsi dalla realtà, lasciando spazio a una verità di comodo.La rigidità dogmatica, di schemi fissi e formali, paralizza la società che ha bisogno di agnelli plausibili da immolare. Ma lo spettatore sa bene qual è la falla del sistema.

Mr.Haneke,regista barra autore barra sceneggiatore,i miei omaggi.





Prima Visione

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on giovedì, novembre 05, 2009

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La Sslimit è un posto di matti. E con questo non intendo dire di gente bizzarra e stravagante. Parlo proprio di pazzia come sinonimo di psicopatia o psicosi o grave disturbo mentale
Ma questa non è una novità. La famigerata Scuola superiore per interpreti e traduttori sforna annualmente laureati cronici,che io bullandomi definisco Sslimitati, abitanti appunto del pianeta Sslimit, venuti sulla Terra per studiar il genere umano e trovar un libretto d'istruzioni adatto a rimetter in sesto il loro magma cerebrale.
Ieri sono stata alla Sslimit. Stupidamente ho lasciato a casa la mascherina per evitar ogni contagio. Atto di superbia imperdonabile. Vorrei tranquillizzar i più però.Non ho scambiato parola con nessun essere di fattezze Sslimitiane. Sfidando così gli ammonimenti del ministro Fazio(dietro la Suina si nasconde la Sslimitiana,sappiatelo!) ho visto uno dei film più toccanti e sorprendenti finora.
Parlo di Departures o Okuribito per dirla alla Giapponese. Probabilmente questo nome non vi dirà nulla, ma è il film che s'è portato quest'anno a casa la statuetta come miglior film in lingua straniera agli Oscar ameregani. Probabilmente il film che l'ha messa in quel posto a Gomorra di Garrone, escluso dalla cinquina finale. Quindi un film detestabile?
No,tutt'altro.
I film giapponesi non ti viene mai di prenderli sul serio. Neanche quelli drammatici come questo. E' come se ti aspettassi da un momento all'altro una castroneria delle loro, una roba alla Mai dire Banzai, tipo che il protagonista, infilatosi una fascetta motivazionale in fronte spacchi con una craniata un cocomero, per intenderci.
Questo non accade fortunatamente in questo film. Anzi. Tutto è credibile e verosimile. Si ride e ci si commuove. Si viaggia al suono del violoncello suonato da Daigo e ci si perde tra i suoi gesti mentre si occupa delle "partenze".
Il film ruota attorno a questo equivoco sul"partire". Daigo pensa che si occuperà di viaggi in una agenzia, rispondendo all'annuncio del giornale. Ciò che non immagina è che lo attenderanno altri tipi di partenze,commiati, saluti ed addii.
Ebbene sì. Si parla di morte. La si vede in faccia. Il rito della preparazione dei corpi, della vestizione è quanto di più evocativo uno possa immaginare. Si assiste ad una cerimonia, con sacralità e rapimento. Il tutto è sublimato da una tessitura sonora di forte impatto emotivo.
Lungi dall'esser un film cupo, Departures è un film sulla vita, sulle sue strane coincidenze e imprevisti, sensibile e poetico.
Ho lasciato l'Aula Magna di quel surrogato clinico/patologico con in testa un pensiero.
Che non sarebbe tipo bloccare le porte e dar fuoco alla Sala come da inglorioso copione.
Bensì a quanto sarebbe stato bello aver un sasso liscio tra le mani.