Deficio ergo sum

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on mercoledì, dicembre 22, 2010

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Ora, io dico, non è meraviglioso un blog in cui vi viene spiattellato dopo Michael Haneke un husky ballerino? Quanto avanti è?



Inutile dire che la coreografia nonché l'animazione è stata curata dalla sottoscritta. Non è dato sapere se in evidente stato confusionale o in lucidità preterintenzionale.
E allora concedetemelo, 'ché la nipotina mi fa 1 anno oggi!
Tocca quindi dar fondo alla famosa arte dell'entertainment bimbo friendly. E sento di poter dire la mia a riguardo.
Nel caso in cui questo video non vi bastasse, vi avesse creato una certa dipendenza o curiosità sulla snodabilità del soggetto in questione, il dancing husky s'è cimentato anche in altro. Folkloristicamente vostro, qui.

Ehm...suppongo che dopo questo post ogni momento sia quello buono per una chiamata amichevole dal CIM, right?

Benny's Video

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on mercoledì, dicembre 08, 2010

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Questo post parla di Michael Haneke. Ancora lui. Questo film è di Michael Haneke e vi disturberà. Pronti?Benny's video non è il primo film del'autore austriaco ma rientra sicuramente nei suoi tardivi inizi e racchiude -uno ad uno- tutti i temi del suo cinema. L'insensatezza del male, l'impassibilità della violenza, la psicosi del quotidiano, la mediatizzazione come forma di espiazione, i rapporti familiari degenerati. Quadretto alquanto confortante, direte. Ma Haneke è così. Difficile che possa conquistare platee mettendole d'accordo sulla qualità di quanto propone. Difficile non sbuffare, sonnecchiare o distogliere lo sguardo in 1h e 45 m di film. La tentazione di voler mollare, in un film di Haneke, non tarda a palesarsi. E' immediata. Perché son le prime battute che ti mettono alla prova e testano effettivamente di che pasta sei fatto. E' una sorta di selezione naturale che il regista compie: "se superi questo, non temere, non te ne pentirai continuando." Per me è così. La ripidissima scalata di un anticlimax, la vetta che non immagini eh, a vederla così alta ed acuminata, ma che poi ti sorprendi a trovartici sospeso proprio in punta scrutando dall'alto il vuoto sottostante. Vertigini. E' questo che si avverte infine: l'essere stati in balia di una grande e perpetua vertigine.
L'acme. Si inizia guardando una Vhs di un maiale ucciso in un podere con un colpo d'aria compresa in testa. Lo si vede e lo si rivede al rallenty. E lo si sente. Dapprima il sordo grugnire, poi il lamento dilaniato dal distorto rallentamento delle immagini. Dopo qualche fotogramma, luce sullo spettatore: un adolescente nel chiuso della sua stanzetta. Non una smorfia, non un accenno a qualunque emozione, solo una Vhs tra le tante. Benny ci appare così. Un adolescente tipo della Vienna bene: ottima estrazione familiare, bella casa, amici, compiti, scuola, appunti, spuntini. Nulla di eccepibile. Forse qualche piccola tensione con i genitori. Ma chi non ne ha a quell'età?
Benny conosce una ragazza, proprio fuori dalla videoteca in cui è solito prender video a noleggio. La porta a casa sua, se la fa amica, cenano assieme, scherza, la strattona, le fa domande e ne testa forza ed coraggio, finché non ne diviene l'aguzzino. Finché lei non diviene il suo animale da mattanza. Riprodurre quanto visto sembra qualcosa di diverso dall'uccidere. Ma ahimè non consente di tornare indietro all'infinito quasi a voler riavvolgere un nastro. Come spesso accade nei film di Haneke, anche qui, la violenza non è ostentata ma è intuita, riconosciuta e ultimata fuori dal campo di una videocamera fissa a riprender quanto non accade.
"Ed anche questa è fatta". Incurante del significato di quanto compiuto ciò che conta è averlo fatto, sapere cosa si prova, vedere com'è e poi andar avanti. Il corpo non è occultato, resterebbe lì se non per salvar le apparenze. In un impeto di furore si rade a zero ed in uno di debolezza confessa l'accaduto ai propri. Condividere una colpa? Piuttosto scaricarla, è questo il suo obiettivo. Mostrato il video ai genitori viene riversato su di essi il dubbio, il rimorso, il progettare come liberarsi del corpo senza che nessuno sappia. Da "al corrente dei fatti" diventano "colpevoli" ed unici responsabili di un qualcosa che se si sapesse comprometterebbe carriere e reputazione.
Anche questa che sembra una debolezza del ragazzo è invece la summa di un rancore programmato ad annientar gli altri tra sensi di colpa e lacrime che il ragazzo non comprende e non avverte. In fondo veder e riveder il video di quanto accaduto lo ha reso solo uno spettatore. Esattamente come per il maiale. L'espiazione passa attraverso la mediazione del video, il suo non comparire se non di spalle. Non ci sono responsabilità se il rivedere rende spettatori più che attori. Si tratta solo di qualcosa da dover metter a fuoco, compiaciuti della propria arte, seduti al buio di una cameretta oscura. E no, non sono stato io, no. Io volevo solo guardare e cercar di capire "che cosa si prova?". E la risposta gela nella vene. Non si prova nulla.

Solo gli stronzi muoiono.

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on mercoledì, dicembre 01, 2010

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"Cos'è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità di esecuzione!" ( 1975 Amici miei, Mario Monicelli)

BBC's Live Lounge

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on mercoledì, novembre 24, 2010

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E' da qualche tempo che seguo il BBC's Live Lounge. Il fato lo ha portato sul mio cammino ed io son così magnanima da voler condivider con voi la cosa, manco fosse di mia esclusiva proprietà. Più che altro diciamo che ve ne rendo edotti, laddove siate così naives da non aver alcuna idea di che cosa io stia blaterando. Quindi subappaltate pure, se vi pare!
Ok, due righe su Live Lounge. Trasmissione della fascia mattutina della BBC Radio 1 è solita ospitar gruppi musicali svariati e performers i quali si esibiscono dapprima in un loro pezzo seguito da una cover di un'altra band/cantante. Il lato risibile della cosa? Si tratta di cover lontane galassie dal genere praticato dal cantante/band in questione. Le varie esibizioni sono state raccolte in varie compilations: Volume 1, 2, 3, 4, n. I più colpiti da urticante curiosità sanno già che fare, vero?
Ah. Ovviamente di risibile c'è davvero molto, molto, molto poco. Alcune cover sono da "tanto di cappello". Suppongo che i legittimi proprietari di alcuni pezzi non le ripropongano più nei loro live per il subentrato senso d'inadeguatezza che, come dargli torto, li fa scoppiar in lacrime nel mezzo di ogni esibizione. Poveri loro.
Faccio qualche esempio così da diradar qualche nube ( non dei frignoni, delle cover eh!) :
Biffy Clyro -> Ciara Love Sex Magic
Lady Gaga -> Coldplay Viva la Vida
Adele -> The Strokes Last nite
Dizzee Rascal -> The Tings Tings That's not my name
Katy Perry -> The MGMT Electric feel
Arctic Monkeys -> Amy Winehouse You know i'm no good

Un esempio concreto? Gorillaz che rifanno Crystalised dei The xx può render l'idea?
Sì, direi di sì.
Enjoy.

Post-it Love

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on domenica, novembre 14, 2010

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Post-It Love from Kreatif360 on Vimeo.



Espleto ancora le mie funzioni vitali. Da qui a dir che son viva, però, mi par un azzardo!
Un po' di leggerezza.'Ché non guasta.

Somewhere

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on domenica, settembre 12, 2010

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E' irritante doverlo dire.
Sì. Lo sapevo. Tra cotillons e ricchi premi il Leone d'oro per il miglior film se lo porta a casa Coppola la figlia.
E proprio nel momento in cui lo inondavo di critiche e perplessità, eccolo lì Tarantino, spero in palese stato confusionale, a far proprio quel nome là; quasi a dire "e belli e bravi ce ne andiamo con qualcosa in saccoccia tutti, amici miei."
Avete visto Somewhere. Magari vi è piaciuto anche ed avete trovato qualche argomentazione – misteriosa- a sostegno della vostra tesi. La spietata analisi della TV Italiana (a porposito, grazie Sofia Coppola per aver offerto una vetrina così veritiera della tv nostrana e per darne sfoggio, ti auguro, in ogni orifizio di 'sto mondo. Come se Berlusconi non bastasse a farcisi ridere dietro!). Il tenero rapporto padre-figlia. Le lapdancers gemelle(immagino ricordiate tutti su che musica ballassero...right?). La costruzione della maschera su Johnny Marco(maschera di gran lunga più espressiva di Stephen Dorff a dirla tutta).
-Ehi ma questo Johnny Marco non richiama nel nome James Franco?-
-A dirla tutta a me pareva richiamasse DJ Johnny Glamour di Aldo, Giovanni e Giacomo!-

Insomma, s'è capito come la penso. Non ne faccio mistero.
Il trailer m'aveva già dato l'impressione di esser potenzialmente più del film. Una mezza idea me l'ero fatta sulla storia, metteteci poi che più o meno ho capito dove vanno a parar i film della Coppola ed ecco che la fregatura era una aspettativa legittima.
Ma non voglio parlar di fregatura. La Coppola è un'icona del cinema indipendente(de che?) oramai. E' tipo gli Weezer. Potrà anche far cagate ma c'è gente che si straccerà le mutande sempre per lei pur di negar l'evidenza.
Insomma, dai, Lost in translation l'ho adorato. Anche le Vergini suicide non mi son dispiaciute.
Ciò a dimostrar che non avevo pregiudizi. Però allo stesso tempo non posso dire di nutrire un'ammirazione incondizionata per questa donna. Ai miei occhi è una sorta di equilibrista, in bilico lassù con una grande potenzialità di passo falso in serbo.
Questo Somewhere è un film privo d'incisività. Niente che lo renda memorabile. Una sceneggiatura minimalista ed anche facilotta, ai limiti del banale. Tutto il resto è un susseguirsi intuibile di un qualcosa dettato dai ricordi stessi della regista che non giovano alla narrazione, se di narrazione è possibile parlare. Il risultato è desolante per l'insistere di piani fissi laddove non accade nulla.
Probabilmente l'effetto è voluto. Un'alienazione che affianca quella del protagonista, una mediocrità universale. Dialoghi, riprese, ambienti, rapporti, attori. Dorff non mi convince come depresso. In realtà non mi convince e basta. Io la chance di sorprendermi gliel'avrei anche data. Ma non si chiamano tutti Bill Murray. Elle Fanning invece, è la luce del film. C'è lei in tutto ciò che si lascia ricordare. Per il resto tanta autocelebrazione indie.
Questo minimalismo tuttavia non genera alcun tipo di empatia. Il film scorre senza grandi coinvolgimenti. Ed il pensiero che il tutto sia voluto, che è la storia a richiederlo, mi indispone, perché suona come la giustificazione a cui tutti potrebbero ricorrere per giustificar degli stratagemmi registici non proprio condivisibili.
E Somewhere pare giusto la risposta alla domanda che provocatoriamente ti balena in mente già tra i titoli di coda: “Ma questo film, dove vuole andar a parare?”
Da qualche parte. Sì. Magari nella testa di Sofia Coppola.

Back for good

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on venerdì, settembre 10, 2010

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M: Che bella borsa! L'hai comprata qui?
C: No, me l'ha regalata il mio ragazzo per i diciotto anni.
M: Ma allora perché c'è scritto sopra FURLA? Mica l'hai presa a FORLI'?
C: non pervenuto

Stay tuned!
La stagione 2010/2011 è alle porte!

Little Big Berlin

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on martedì, agosto 31, 2010

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Questo video ha qualcosa dei film di Don Siegel. Magari quegli incipit folgoranti alla Dirty Harry. Magnetico e rassicurante. I movimenti in serie ripetibili e accelerati. La quotidianità tascabile. Berlino e i Berlinesi. Il magone non esattamente tascabile. Liszt ed una generosa manciata di pelle d'oca.
Li chiamano incentivi. Come se ve ne fosse bisogno.



Pilpop se volete. E volete.

Se vidiva, Ljubljana

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on domenica, luglio 25, 2010

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Sette giorni per dire che:

-Taiwan mi ama ed io amo Taiwan
-“I like your t-shirt and your stylish haircut!”
-chiedo Fonzie e mi danno Avanzi: faccio domande impegnate per ricever gossip su autori di libri che cambian sesso ed attivisti che tentano il suicidio per poi farsi filmare al dunque e ripensarci.
-“How you call those additional disposition of the Court?” “Integrative, ADDIZIONALI?”“Si, si Addizionali!”. Un giudice della corte costituzionale non dovrebbe star a sentir una politicante da strapazzo. Addizionali de che?!
-Il Poper studio è quanto meno il posto di lavoro che chiunque sognerebbe: sono entrata ed ascoltavano i Tv on The Radio. Awesome, punto.
-Lubiana era stupenda nei ricordi. Togli l'Erasmus e diventa una mezza noia. Anche se una bella noia.
-Da dove cazzo sbuca fuori 'sto ponte tra i 3 ponti e il ponte del Drago? Un mezzo obbrobrio in cui sento puzza di Calatrava in ogni angolo. E poi queste statue di uomini-pesce deformi. Vedi Sam Raimi che incontra Dario Argento in ospedale. Cazzo vi ridete occhi a mandorla che vi fotografate accanto a 'sti genocidi artistici?
-Picerija Parma resta un must: insalate spettacolari ed economiche.
-Ljubljana Mlekarna fa degli yoghurt ottimi come sempre, ma anche Ego non scherza. Ottimi uva-mirtillo e pera-vaniglia. Ma anche le namaz s smetano (creme spalmabili) con verdure sono insuperabili.
-Il Maxi market è diventato 'na crifra stiloso. Mittleuropeo come non mai. Pure le insalate di frutta e verdura combinabili a scelta.
-Non riesco a capire come diamine facessi a mandar giù tutta quella sbobba balcanica in quantità industriali 3 anni fa. Ho preso un mesni burek( pasta sfoglia con ripieno di carne) e non son riuscita a finirlo. Shame on me.
-Segnatevi questo posto: Okrepcevalnica Harambasa per mangiar i migliori cevapcici di sempre. Con lepinji e kaymak goduriosi.
-Zvezda è sempre un piacere per occhi e palato. Splendide torte e gelati.
-Ci son cantieri aperti ovunque nel lungofiume. Scalinate in via di costruzione, percorsi a piedi lungo il fiume e scavi archeologici della vecchia cara Emona innanzi all'Università. Con tanto di ponticelli sospesi per gettar un'occhiata e correr via.
-Il Nuk, la biblioteca nazionale, per farti acceder alla consultazione di due libri ha una trafila di scartoffie da riempire, inutile e devastante per lungaggine e puntualità nella rottura dei coglioni. Depositi, caparre, tessere per fotocopiare, sali e scendi, prenotazioni di posti in sala lettura, se esci devi segnalar che esci ed il tuo posto diventa giallo. Nervosismi spinti. Inglese borderline.
-Non ho una bella grafia. Ok man, te lo riscrivo. Ma senza che ti incazzi.
-Lubiana è sempre super cheap. Però i taralli venduti a 4,50€ al pacco m'hanno provocato uno shock emotivo.
-Gli spagnoli. Ci hanno soppiantato in tutto. Sono ovunque. PEGGIO ANCHE DEI GIAPPONESI. Campioni del mondo eheh ahaha! Ecco, che morissero va (Maria esclusa!). Non sarebbero ovunque almeno. Che poi non eran in crisi, d'una crisi nera più devastante della nostra? Che cazzo ci fanno ovunque a seminar il mondo col loro AI EM FROM ESPAIN!???
-La musica che passa la radio nei negozi e supermercati è la stessa di 3 anni fa. Eros-nato ai bordi di periferia-Ramazzotti spacca sempre gli altoparlanti. Con o senza un disco da promuovere. Ma cazzo, dio del dio, questo è regime!
-Djanski Dom-Tabor è un ostello senza lode nè infamia. Insomma via, senza pretese. Per 17€ a notte con colazione inclusa: dignitoso.
-Metelkova in estate è desolante. Però vende la Lashko pivo da 500cl a 1,80€. E quindi vale sempre la visita.
-Il Be-ko-fe che spara musica trance-electro-fusion m'ha messo tanta tristezza addosso e pure qualche brivido.
-Ho rimediato una intervista ad Al-Arabia mentre mangiavo un felafel. In onda non so quando, rientra di diritto tra le cose con cui potreste ricattarmi un giorno. Quindi non è MAI accaduto tutto ciò. “Can I take a picture of you while you eat it?””Sure! I've always dreamt about it. But just when i'll be retired and teethless, you know?”. Per la cronaca, hanno offerto loro.
-Tutti gli attivisti incontrati avranno più o meno la mia età. Senso di nullafacenza in heavy rotation.
-Ho macinato Km sotto un sole battente sognando una bici che non è mai arrivata.
-Incontro l'amica Tjasa ancora in pieno trip post Erasmus da Vienna, ma innamorata del surf e di Lisbona.
-Nelle inteviste, quando le parole didn't come to me, ci piazzavo un latinismo. Si chiama precisamente ostentare conoscenze non richieste per causar inadeguatezza nell'altro il quale tace anche se non comprende che cazzo significhi, ma dirlo sarebbe un'onta troppo grande.
-Ho preso due delle marionette più zuccherose per mia nipote.
-Ho preso una Union radler grapefruit per me.
-Tra una settimana torno a vestir i panni della Southener.
-Ovunque vado fa caldo. Sarà colpa mia? Che fine ha fatto la nuvoletta fantozziana? Questa umidità tibidabinense è tanto gradevole quanto un soggiorno in un lazzaretto vicino Como intorno al '600.
-Il tortora e i calzari romani tirano un sacco anche qui.
-"Tchiao Bella!"(cit.)

Local Natives@Hana-bi

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on mercoledì, giugno 30, 2010

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La strada per l' Hana-bi ti si impasta tra le scarpe e sulla pelle, in una leggera patina salmastra ma dolce. E' come entrar in un posto ambìto ma familiare. Come vorresti che fosse ogni altro posto in cui metterai piede d'ora in poi.
There's something in the air when you're at Hana-bi.
La convergenza di tanti musicopati è sì singolare, ma lascia anche ben sperare. Mi chiedo sempre quando guardo delle teste muoversi al ritmo di una certa canzone, come quelle teste siano venute a conoscenza di quel gruppo in particolare. Mani che si alzano, piedi che battono, parole accennate, la mente che vola, il ricordo di quella canzone, annuire, riconoscere una melodia e la libera associazione di pensieri.
Ieri ce n'erano tanti di pensieri che interagivano nell'aria ai piedi di una luna piena. Un fenomeno celeste scatenato dai Local Natives, band losangeliana, che al primo ascolto non credesti davvero provenir dalla terra de i Weezer o dei Rooney, dato che mediamente ti aspetti qualcosa del genere sentendo L.A. a risposta da "Where are you from?".
Ed invece questi baldanzosi hanno scomodato nella mia mente gente del Midwest, New Mexico, di quelle lande lì insomma, dove percepisci lo sconforto nella voce dettato dal nulla. E parlo di gente come Bon Iver o Iron & Wine, per l'intensità, ma anche Band of Horses o Fleet Foxes, per trasporto e carisma.
Ed invece questi 5 ragazzi sono made in Orange County, ma niente a che veder con California, here we comeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee! Poco più che ventenni riempiono il palco dell'Hana-bi con una energia ed una tensione palpabile e che si trasmette come una reazione a catena fin sulle dune circostanti. I "Grazie", le imprecazioni a zanzare e celebrazioni del mare, sole, della bellissima terra in cui viviamo, non si fanno attendere a lungo, così come non c'è da attender molto per farsi coinvolgere in battiti di mani, ritornelli canticchiabili e qualche urletto d'apprezzamento. Il pubblico dell'Hana-bi è poi composto ed attento. Insomma capisci che c'è gente che è venuta appositamente e la si distingue dallo sguardo, dal modo in cui ascoltano, dal guizzo ad una certa canzone che scioglie qualcosa dentro.
I pezzi conclamati arrivano in un'ora tirata di concerto, parlo di "Airplanes" alle cui prime note scatta un boato composto, "Stranger Things", "World news", "Shape Shifter", nonché la cover in apertura dei Talking Heads "Warning sign". E poi c'è la mia prediletta in chiusura, la prediletta di molti suppongo, "Sun Hands" e non posso non sentirmi appagata e sentir che tutto può finir lì senza neanche la finzione dell'uscir ed entrar ancora, chè tanto di più che vuoi dì?
E infatti non si vedono più. Il bis non c'é col dispiacer dei più, ma poi che bis vuoi far con un solo album all'attivo? Insomma qualche cover ci potrebbe anche stare, però non eran necessari riempitivi in un concerto in cui senti che il gruppo si sta spendendo ad ogni singola canzone.
Quindi non alzo striscioni in segno di protesta, non levo voci contro presunte omissioni. Va bene così.
Insomma un gruppo con 4 voci e dico 4 microfoni per sincronizzar i vocalizzi di 4 componenti su 5 ha del mostruoso. E per giunta 4 voci interscambiabili, che si giostrano fondendosi in maniera perfetta, senza stonature, in una limpidezza quasi irreale. Un gruppo di singoli a far la differenza nell'insieme.
Bella prova davvero.
A fine concerto è stato possibile anche avvicinarli nel loro libero scorazzar per il locale: disponibili, entusiasti e terribilmente cosparsi d'Autan.
Taylor, voce e chitarra, è tipo 1,60 m di concentrato curioso, in baffi anni'20, di galanteria tascabile. Insomma cosa pensereste di uno che vi si approccia dicendo "You don't have to ask anything, i am the one supposed to!"?
Beh, sì.
Questo ha pesantemente compromesso la mia obiettività.
Persa tra i baffi di uno sbarbatello canterino.




La serata finisce verso mezzanotte. Il ritorno a casa mi vede avvolta in una T-shirt bianca e rossa con tanto di logo pitturato a stringer tra le mani un 45 giri autografato.
Un po' radical chic. Un po' teenage wasteland della controra.
Giusto un po'.

Cinemascope Deluxe

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on martedì, giugno 29, 2010

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Huit Femmes. Isabelle Huppert. Message Personnel di Francoise Hardy.
Il film è un soffio, ma questo momento spiana la via al luccicone.
La Huppert viene dalle stelle.
Ci crede ed io ci credo con lei.

Bright star

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on domenica, giugno 20, 2010

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Stasera decido di prender aria. Dove vado quindi? Mi rinchiudo in un cinema 'ché all'aria viziata non so davvero rinunciar. La mia carta cinema 3 reclama il suo momento di gloria e così decido di darglielo. Munita di pazienza, qualche madonna e sprezzante della distanza e dell'incipiente nuvolone che minaccia la mia provvida cavalcata a due ruote verso il Saffi d'Essai, copro la distanza che separa Forlì centro-S.Martino in Strada nel tempo record di 20 minuti netti. I km son svariati così come svariate son le occasioni per farsi arrotar da qualche auto nel tortuoso rally ( giuro ad un certo punto di aver fatto una specie di flick con la ruota posteriore per superar una radice di albero fuoriuscita sul marciapiede, meritandomi un chiaro 10.0 unanime!)ne varrà la pena? Insomma dai, per "Il nastro bianco" s'è fatto anche volentieri, qui lo si fa non tanto per il film in questione, quanto per il "andar al cinema" che mi mancava terribilmente. La componente gratis poi è quel leggero vento di tramontana che ti sospinge dolce nello zigzagar tra le auto. Come il miele all'orso, confesso.
E quindi Bright star -Fulgida stella- uno dei poemi più belli di John Keats, sui cui ultimi anni il film verte addentrandosi nella vicenda amorosa tra il poeta e Fanny Browne, ragazza dalle belle speranze e dal temperamento anticonvenzionale, i cui facoltosi natali riserverebbero proposte più consone al rango. E invece.
Il film è profondamente segnato dalla manifattura Jane Campion. La Jane Campion verista e determinista che ultimamente aveva intrapreso un manierismo improprio e dubbioso(In the cut, presente?)è tornata. Questo film è nel pieno solco della miglior tradizione della cineasta australiana: l'attenzione alla natura come cornice e come propellente alle dinamiche personali, la cura certosina dei dettagli: dai costumi alle scenografie, i singoli fotogrammi, i chiaroscuri, la fotografia impeccabile, la capacità quasi crepuscolare di affrescar tutto ciò che riempie, rendendolo indispensabile.
Per questo parlo di maestria. Di artigianato. Il cinema di Jane Campion ha il gusto dell'opera d'arte, confezionata con cura,affidabile e resistente nel tempo. Magari anche nella memoria. Si ritrova qualcosa di familiare, di tranquillizzante e sì, di esteticamente appagante.
La colonna sonora estremamente evocativa è firmata da Mark Bradshaw, ed è chiaramente distinguibile, di quelle che quando vedi un film noti e apprezzi all'istante, un gusto che a Jane Campion non s'è certo mai potuto contestare.
Finito il momento quanto è brava e quanto ci sa fare Jane Campion passiamo all'angolo perplessità.
Beh, io Ritratto di Signora me lo ricordo molto bene. L'avrò visto quelle svariate volte e ci scrissi ai tempi del liceo anche una discreta recensione. Ebbene, in Bright star c'è moltissimo di Ritratto di Signora. A partire dalla scelta dell'attrice che veste i panni dell'amata, Abbie Cornish. Se andrete a veder il film, capirete di cosa sto parlando. Questa ragazza è Nicole Kidman. O meglio sarà la nuova Nicole Kidman? Molto probabilmente sì. Bella la sua prova ed anche dettata da una certa originalità, tuttavia è di una somiglianaza impressionante con la Kidman, in movenze, espressioni, persino il profilo la ricorda. E mi chiedo se la Campion non sia vagamente ossessionata dal feticcio della roscia australiana?















Jane Campion pare voglia passar in rassegna tutte le età dell'impero e dello stile britannico: Vittoriana prima, ora Georgiana. Mi aspetto, quindi e logicamente, un'escursione Elisabettiana imminente!
Passiamo all'attore protagonista: Ben Whinshaw. Nei panni di Keats appare uno sbarbatello ancora un po' acerbo. Forse troppo particolare, nella sua fisiognomica scimmiesca, per coprir il ruolo del poeta romantico-panciotto rigonfio-capello al vento- portamento fiero- per esser credibile fino in fondo. Certo nella parte del malato è a dir poco azzeccato, però al fianco di 'sta stangona di Abbie Cornish, il protagonista de Il profumo, rende davvero poco.




















In tutta onestà poi, le protagoniste indiscusse dell'intero film e che meriterebbero una citazione nei titoli di coda, son altre. E son struggenti, piccole e rubano la scena meritatamente. Parlo di loro:







































Ho un debole per le belle calligrafie. E' una questione compensativa, mi perdonerete.
Però esaltando questi bei frammenti in carta, tributo a queste missive la polvere pirica della storia. Una storia intima che strappa la lacrima, intenerisce, diverte e spezza il cuore.
Come sempre abituati bene ed ostinati nel ripeterci.
Ma film così meritano quella testata alla parete.

Ma che, a caricatura proprio?

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on domenica, giugno 13, 2010

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Ma quanto fa figo presentarsi a qualche sconosciuto e alla domanda “Di dove sei?” risponder con “Pugliese”? Non lo avrei mai sospettato negli anni di arrivar a dirlo, figuriamoci a pensarlo, ma che fare contro certe evidenze empiriche? Insomma non che sia figo a tutti i livelli, sia ben chiaro, o per tutti. In questo “Nord” poco-universalmente riconosciuto come tale- andiamo, suvvia, Forlì Nord?-io sono una Africana. Esplicitamente. Nelle battute dette in una concezione molto locale di amicizia: “Mavalà, che loro son africani, che vuoi che ne sappiano!”.
Se qualche settimana fa vi foste imbattuti in un matrimonio in zona, avreste potuto goder di tal conversazione:
M: “Senti un po' ma giù da voi le strade sono adesso asfaltate?”
T: “Certo che si!Non è che si lascia la macchina sull'Ofanto e poi si prosegue con carro a buoi eh!”
M:” Se vabbè, ma non come qui da noi. Ricordo strade secondarie sterrate.”
T: “Strade di campagna si, ovviamente. Strade che vedo anche qui, per altro!”
M: “Lascia star. Qui è un'altra cosa. C'è una civilizzazione superiore!”
T: “Posso dirlo?Oramai è qualche anno che mi trovo costretta in questa terra e, ad onor del vero, io tutta questa differenza non è che la veda. Insomma sta mitologica divisione tra Nord e Sud è sempre meno visibile. Lascia star l'efficienza dei servizi, l'assistenza sanitaria, la presenza di cooperative, insomma lascia star tutta una serie di contenitori, la società civile è quella, è la stessa!”
M: “ Senti, non prenderla male, son anche pugliese per 1/4 ma io mi porterei dietro il passaporto per venir da voi e prego sempre non mi accada di finir per sbaglio in ospedale! Poi riconosco che ci son individui brillanti da voi, gente con potenziali enormi...”
Insomma, per la serie, “come ci vedono”.Individui brillanti con potenziali. Ho avuto quasi un brivido. Insomma non è un pensiero insolito. Siamo degli Homini sapiens ma loro son sapiens sapiens. Un gradino evolutivo più basso, da guardar con compassione, bravi ma che non si applicano. Il fatto di non aver gli stessi mezzi ci rende automaticamente inferiori.
L'idea che uno sia il riflesso dei propri costumi e che la propria intelligenza dipenda dal benessere sociale che lo circonda non è così campata per aria.
Eppure. Di colpo. La Luce.
M: “Aspetta, ma tu non sei una meridionale qualunque. Tu sei Pugliese! Altro discorso.”
T: “Non son quindi un'africana, dunque? Sarò albanese forse?Slava?Avrei dovuto capirlo in effetti dalle doppie indicazioni in italiano e cirillico per le strade di Bari!”(l'ho detto sì. Humor nerissimo)
M: “Ahah ahah!Macchè!Voi avete Vendola!”
E qui fine delle comunicazioni.
Eccolo qui. S. Vendola panacea di ogni disturbo delle comunicazioni. Salvatore della patria. Emblema di una specie sottosviluppata ma meno rispetto alle altre.
Piazzar un “pugliese” a destra e manca ha un valore salvifico. Inizio sempre più a crederlo guardando gli occhi sgranati tra le reazioni di chi mi circonda.
Son pugliese è il nuovo son un carbonaio. Stessa ammirazione negli occhi. Stresso senso patriottico che si stringe nei cuori. Scatta persino la pacca sulla spalla di incitamento alla missione.
Neanche stessimo preparando un colpo di stato regionale ai danni del Silvio.
Chi glielo va a dire a questi che saranno bonificati da una manica di pugliesi, col Messia dalla lingua sibilante in testa?E chi gli farà entrar in testa che la loro beltade sta assumendo le stesse tonalità sconfortanti che per lungo tempo ha avuto la nostra merda?
Ora. A me di esser guardata con ammirazione perché nata a Monopoli frega ben poco, sebbene a suo modo mi qualifichi per quello che sono tramite quello che non è. Per la povertà di mezzi, opportunità lontanissime, immaginificità galoppante, tensione per la rivalsa. C'è tutto. Tutto in uno scaffale alto, temprato, artigianalmente messo in piedi e massiccio che reca il marchio della mia terra. Beh,esser una selvaggia non mi dispiaceva mica.
Poi è arrivato Vendola che ha in qualche modo mutato la percezione popolare del “pugliese”.
Che cammina in strade sterrate, con fare brillante, sprezzante di epatite e che se chiedi a qualcuno “che ha detto?” segue un “boh, però era proprio bello starlo ad ascoltare.”
Ed anche questa è una macchietta. La caricatura, se vi pare.

Tu, forse non essenzialmente tu

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on domenica, maggio 30, 2010

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Questa notte ha uno strano sapore. E non perchè là fuori ci son due pantofole rosse a sventolare nel riflesso di un lembo di luna. Questo atrio senza luci distrugge forma e materia e lascia una lavagna nera con un gessetto spuntato a stridere.
In questo atrio ci sei tu, che tieni la mano della tua bella e le dici "presto toccherà anche a noi" baciandola in fronte; tu che fermo al semaforo rosso, all'incrocio proprio prima di riportarla a casa, giri a destra invece che proseguir dritto perché vuoi sentirla ridere ancora per un altro isolato; tu che leggi pratiche nell'archivio infortuni e ti imbatti nel suo nome tra tanti in un mezzo sorriso; tu che le hai detto che non sarebbe più successo, che deve fidarsi di te, che senza dove saresti?come faresti?, che questi son incidenti di percorso e che pur di non perderla cambierai; tu che le menti perché di quella curiosità non sai privarti, che meglio rinunciar ad un organo piuttosto; tu che la vostra storia la cantano, la filmano e ne scrivono tutti, ovunque; tu che tutto ti rimanda a lei in mille dediche ideali che segneresti sulle mura dei posti che ogni giorno attraversa; tu che all'uscita dell'università in macchina a scaldar il motore appena la vedi alle colonne dei portici con la tracolla sformata e le fotocopie da andar a fare; tu che la consoli 'che il miglior amico si è schiantato al curvone viscido che portava in campagna, su per i colli e la prognosi è riservata; tu che otto anni ,nel bene e nel male ,tu e lei, li moltiplicheresti volentieri e faresti l'invidia di tanti; tu che ci pensi ogni notte a come dirglielo che è lei e che ti fermi alle vetrine cercando con la coda dell'occhio quel cerchietto giusto per il suo anulare, tu che le sue urla isteriche "stronzo" "bastardo" "ti odio" "ti lascio" e la casa mezza distrutta e la porta che sbatte dietro di lei per le scale; tu che elargisci attenzioni a gonnelle che fantasticano sul tuo nome; tu che "benedetta pazienza non dovresti esser gelosa, son loro, io non faccio nulla!"; tu che bisogna prenderti così e lasciarti libero di amar una amoreggiando con molte; tu che mandi giù sfilze di santi mischiandoti alla terra e fermentando; tu che non t'importa cosa hai messo su stasera ma con quei ricci salmastri e quel camicione in veranda eri bella da toglier il fiato; tu che non vuoi giri di parole ed odii le frasi fatte ammiccanti; tu che quella sera in piazza uno l'hai mandato giù perchè l'aveva strattonata apprezzandone il generoso assortimento e sempre tu che ricordi quel taglio d'occhi che per un istante ha potuto convincerti a rischiar tutto ciò, ma che era troppo lontano per poterlo far veramente.
Stasera c'è il tuo sapore da qualche parte, nell'urtar accidentale di queste inferriate, nel buio di ciò che è regionevole pensare.
Anche ora che le dai il braccio per andar a letto, io ti vedo e disegno il tuo profilo in questo vicolo cieco.

Luther

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on venerdì, maggio 21, 2010

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Non scrivo di solito di serie tv. Ma non è una regola generale. Generica quant'altro.
Quindi questa potrebbe esser un'eccezione o la prima di molte altre volte.
Moody is the life, you know.
Di serie ne vedo eh. Anche di roba discutibile nella fattura, trama e attrezzume attoriale messo in campo. Quindi quando la mia attenzione è colpita da qualcosa di lodevole, urge segnalarlo.
E questo qualcosa ha il nome di "Luther".
La BBC c'è riuscita. Credo sia la prima volta in cui non guardo impaziente o semiscoglionata lo scorrere del tempo sulla barra dello streaming ( sì, streaming. Puristi del download potete solo baciar le mie terga a forma di parcheggio hardisk libero!) e per puntate da 1h l'una.
Non ci sono tempi morti, divagazioni, scene tappabuchi, dialoghi arripizzati. La tensione che non conosce flessioni. Dialoghi serrati, mai banali, intricati quanto basta da strapparti considerazioni a mezza bocca e teste che fanno su e giù in senso d'approvazione.
Mettici un protagonista destinato ad entrare nella Hall of fame dei Motherfuckers : Idris Elba, magnetico, stiloso ed esattamente "il contrario di noioso"(cit.) detective dall'intuito folgorante che si ritrova a riprender l'incarico dopo un'inchiesta archiviata su una sua intemperanza. Subito si troverà a confrontarsi con il delitto perfetto e a fronteggiar le provocazioni, a viso aperto, di un "genio"del male in gonnella.
La "Lei" bella e diabolica per eccellenza: rossa, sagace, sguardo mellifluo e lingua tagliente, segue ed è inseguita in continui ribaltamenti psicologici.
La sigla iniziale è Paradise Circus. Heligoland. Massive Attack.
E la colonna sonora non te le manda a dire. Prima puntata con Emiliana Torrini "Gun" in chiusura. Remarkable.
E poi Londra come sfondo. Un po' di vecchia cara Europa, Europa! per combatter gli effetti dell'allappo a stelle e strisce.
Roba di nicchia. Ma ancora per poco.
E già si parla di Lolther.




Non so voi, ma dopo titoli d'apertura così, non continuare sarebbe un'offesa al buon senso.

Per il rotto della cuffia

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on sabato, maggio 15, 2010

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0.00 in upload.
0.00 in download.
3 italia s'è rotta.
akjweiiruuhnvurpwè+òfàààù##@@#[[!
Il mondo piange, sangue.
Sempre a parlarne bene, e invece. I riti voodoo di tim, vodafone e wind funzionano.
Al call center sono miei amici. Al call center è una Babele.
Asiatici, sudamericani, rumeni, busciodeculeni.
Ciao, sono Ramona.
Ciao, sono Cristina.
Ciao, sono Xàò@òend M°àà###tz.
Ciao, sono Cristina.
Nomi che ritornano.
"Hey ma devo aver parlato con te l'altra volta!"
"No ha parlato con una del mio paese."
E poi Signora di qua. Signora di là. Signora, ma de che?Signò!
'Sta voce, mannaggia di 'sta voce.
Le minacce. O ripristinate o disdico tutto. O la borsa o la vita.
Un tecnico la chiamerà. Un tecnico s'è perso.
Porta il pc in biblioteca. Portati 5 kg a tracolla.
La connessione alma wi-fi. L' ouverture di windows.
Occhiatacce e mormorii.
Il desktop dei Beatles.
I nasi ficcati.
La Madonna in croce vicino a Gesù.
Le mails a mezza Lubiana. L'attesa fino al giorno dopo. Delivery mail notification. Cazzo avrò sbagliato a scriver qualche cognome in giargianese (idioma noto solo in terra di bari)
5 minuti di connessione. 23h e 55m d'oblio e sberleffo.
I film. I bei film scaricati e mai visti.
Memento. Brian di Nazareth. Il viaggio della Sposa. Il regista di matrimoni. Ecce bombo. Sbatti il mostro in prima pagina.
Il blog che c'ha fame.
La sfiga. Coniugata in tutte le declinazioni. Di ogni luogo, lago e vattelapesca.
La pioggia. Maggio. O Marzo?
Gli amici visti occasionalmente, fortuitamente e dietro appuntamento.
Lavorar sull'autoconvincimento. Io non sono qui.
E poi di colpo.
Il ritorno della mammasantissima.
Per ora -per quanto?- tutto bene.

Comm'a Johnny Cash

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on lunedì, aprile 26, 2010

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"I love songs about horses, railroads, land, Judgment Day, family, hard times, whiskey, courtship, marriage, adultery, separation, murder, war, prison, rambling, damnation, home, salvation, death, pride, humor, piety, rebellion, patriotism, larceny, determination, tragedy, rowdiness, heartbreak and love. And Mother. And God."

Cinemascope Deluxe

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on sabato, aprile 17, 2010

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Cinemascope Deluxe strikes back!
Closer.
Natalie Portman, Clive Owen e ferormoni come se piovessero.

I Cristiani Garbati

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on martedì, aprile 06, 2010

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Dovreste vedermi. Con la borsa del ghiaccio sulla gamba, una tetta indolenzita e il braccio che a sfiorarlo c'è da gemere. Io invece dovrei rassegnarmi.'Ché ad una certa forse si dovrebbe smetter di metter in scena i propri 10 anni. Colle pasquette a giocar tra i campi a calcetto per due ore. E con i lì per lì che stai benone, che tieni botta e corri come un'ossessa. E coi giorni dopo a scender le scale come una paraplegica.
Ovvio che non finirà mica così presto. Ora che non c'è neanche una mamma a gridar a squarciagola di rientrare che siamo delle pezze da strizzar e di non sfiatarci pena raffreddori e malanni vari...chi vuoi che osi fermarci? Neanche le pedate più cattive hanno potuto il rinsavimento!
Lasciati i verdi prati in fiore cosparsi di qualche brandello di pelle, trasferiamoci alla notte di Pasqua. O meglio alla messa della notte di Pasqua.
Lieto evento celebratosi quest'anno per la mia famiglia a raccolta : il battesimo di mia nipote.
Ora, fino all'ultimo il mio nome era in pole position come possibile madrina di battesimo, ma sulla linea dell'arrivo il nominativo di mio padre m'ha preceduto dandomi una bella lunghezza, causa cresima della sottoscritta mai avvenuta ( e che credo mai avverrà, senza troppi turbamenti esistenziali).
Riconosco di non esser un chiaro esempio di moralità cristiana né un modello di fede esportabile, ergo non dovrei crucciarmi per la mancata selezione. Tuttavia questo simbolismo coatto ecclesiastico sembra far danni nella psiche di molti, vedendo rapporti privilegiati tra madrina e battesimato (e non di fede bensì economici dovuti alla regalia varia conseguente)da cui in realtà sono risparmiata ma solo per modo di dire.
Anche perchè è difficile battere una zia, madrina o non che sia. La zì.
Come può qualcuno veder in me un testimone di fede?
Io a messa non vado mai. Quasi mai. La notte di Natale ci vado però. Un po' come andrei a veder uno spettacolo a teatro. Peggio in realtà. A teatro starei zitta a meno che non si trattasse di una tavanata pazzesca. A messa io parlotto. O meglio sbuffo e borbotto come una caffettiera(cit.). Preferibilmente con qualche complice. In casi estremi col vicino sconosciuto di sedia. In casi disperati si va giù di soliloquio. Forse dovrei iniziar a trovarmi qualcosa da fare la notte di Natale, invece che recarmi in chiesa a disturbar il raccoglimento dei fedeli. Ma oramai è un'usanza, l'unica coltivabile realisticamente in quella notte, notte di vigilia e di cenoni a cui la mia famiglia non è devota. Andar in giro per locali? Naaah. Son tutti chiusi e poi con chi? Io non faccio cenoni, ma gli altri sì! Andar a dormir presto è un'onta che non posso tollerare, quindi, dai, ci sta. Vado a messa!
Secondo il mio modesto parere, la messa avrebbe bisogno di prove. Insomma è pur sempre uno spettacolo, spettacolo di ben 2 ore, considerata la trasmissione in notturna.
E invece niente! Allora non lamentiamoci se va a finir sempre con qualcosa di ridibile!
Non so se è il mio occhio faceto a trovar sempre qualcosa di comico, ma la messa può davvero tingersi di una ilarità irresistibile.
Aldilà dei refusi tra le varie letture del vangelo, anche la spiegazione del vangelo da parte del parroco può toccar punte memorabili.
Tra colpi di tosse e voce che viene meno inizia il discorso a braccio. Menzione particolare all'acido riferimento al "Chiacchiericcio tipico delle donne" attraverso cui il pettegolezzo della resurrezione di Cristo s'è propagato, nonchè al "Mi auguro che andando a casa troviate Gesù nell'uovo!"a cui un bambino ha replicato, giustamente, che nell'uovo c'è il pulcino, senza che il prete ora inizia a dir il contrario, mè!Io ho suggerito ai miei vicini una personale interpretazione delle parole di Don Vito, ovvero che Gesù al più potrebbe sempre romper due uova nel paniere e morta lì.
Aggiungiamo a questo il povero sacrestano che abbarbicatosi su di una scala dietro l'altare ha provato ad accender i candelabri delle settimane di quaresima col risultato di mancarne uno, ritornar indietro, accanirsi, lasciar il pubblico col fiato sospeso(me almeno) e poi gettar la spugna per palese superitorità della miccia piegata.
Il direttore del coro, inoltre, invece di volgersi al coro per condurlo, aveva il leggio sull'altare (ad una altezza inoltre sovrumana e quindi issato sugli scalini) e dava indicazioni tecniche al pubblico volgendo il fianco al coro?!
Il momento più aulico? L'Alleluja cantato dal parroco che aveva l'incedere più infarcito di alti e bassi in sequenza della storia: HaAAAAAAAaaaaaaaallleeEEEEEluUuUUUuuuuJJJJjjJJJJaAAAAAAAAAAAAAaaaaaAa.
Come non ridere, mi chiedo? C'ha impiegato 10 minuti e l'ugola di Mariah Carey per dar la soluzione finale a quell'alleluja!
E non voglio accanirmi sulla soave voce di una anzianotta rauca a cui era stato riservato l'assolo per acclamazione nel corso della comunione e della povera pianista a cui hanno ritagliato l'esecuzione di una canzone medievale accompagnata da infiniti ed esasperati ritornelli di eEeEEeeeeeeEEeeeeeEEEEEeeeeeeeeeEEEEeeeeeeeeee (vedi Enya in Orinoco Flower e dimenticala!).
Nonostante il mio occhio impietoso e il mio orecchio esigente io, tuttavia, vedo del potenziale in questi uomini e in questa macchina da spettacolo.
Alla fine la cerimonia del battesimo è stata addirittura emozionante, una bolla di perfezione in un mare di noia scosso solo da qualche sorriso a mezza bocca.
Quindi questa non è da vedersi come una stroncatura, cari fedeli.
Al più un invito ad un maggior impegno, a far di più.
Un rimando a settembre.
Per allora son convinta che tutti avremmo capito che ci fanno tre leggii su di un altare?!

The Monster Mash

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on martedì, marzo 30, 2010

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Io ho una sensibilità.Una di quelle che non t'aspetti a vedermi così a primo impatto. La stessa che da un po' di tempo ha issato una bandiera bianca in segno di tregua.
Son giorni che rifletto sui "mala tempora currunt". Lo si sente sempre dire. Ripeter come una formula esorcizzante. "Che tempi! Tempi bui, signora mia!"
Normalmente questo pensiero è preceduto da una sosta di fronte allo strillone di cronaca nera innanzi all'edicola di fiducia. O magari seduti a tavola col tg che annuncia la nascita di Nathan Falco Briatore o con Vespa che invita la Parietti a parlar del terremoto ad Haiti. Tutte cose lontane. Così lontane che ti scappa quasi automatico il "Che tempi!"
Poi però scendi in galleria a comprar un paio di scarpe e la proprietaria ha un occhio di vetro. Ti fermi ad una bancarella in piazza e il venditore è strabico. Salti in bici e all'incrocio freni di colpo per evitar un pedone sbucato all'improvviso: una donna con il volto tumefatto. Cammini sovrappensiero e per sbaglio urti una ragazza con il volto deturpato da una ustione. Monti in treno per tornar a casa e per giunger al tuo posto passi in rassegna uno ad uno i nuovi "Mostri" di Dino Risi: il nano zoppo, il signore coll'occhio "offeso", la donna col labbro leporino....
E mi chiedo solo: che cazzo sta succedendo?
O sono in un film di Fellini o davvero la bruttura di questi tempi sta gradualmente incarnandosi. I tempi hanno facce, corpi, deformità diffuse e disturbanti.
Dovrei iniziar a camminar a testa bassa, evitarmi certe visioni.
Perchè la bruttezza è umana e accettabile.
Ma la deformità è diabolica. E nel mio caso è diffusa in spirali che orbitano attorno al mio piccolo pianeta.
Pantagruelica, lasciva e luciferina mi turba.
E se i pensieri ti si leggessero in faccia? E se la tua pochezza fosse la tua condanna? E se il turpiloquio dei sentimenti, la tua bile nera, le psicosi latenti ti marcissero fuori oltre che dentro?
Se non potessimo più nasconder nulla, appender scheletri in armadi o ammucchiar polvere sotto i tappeti?
Non so se sentirmi come Carletto principe dei mostri o Ulisse. Magari tutto questo non c'è. La mente può farne di scherzi.
O magari, forse, l'evoluzione della specie passa anche da qui.

La Mattatrice

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on domenica, marzo 21, 2010

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La Sicilia è una terra strana. Innanzitutto ho fortissime riserve sul fatto che sia Italia e non Tunisia del Nord. Ma questo solo da quando ho per coinquilina Marilù, nota anche come Marilux. La Sicilia da allora mi appare come una nebulosa di usi e costumi al limite della gaia scienza nonché del buon senso. E con questo non voglio nulla toglier alla Tunisia, sia ben chiaro.
Non so bene se vi ci siate imbattuti anche voi nella razza in questione, ma il sicilianus dissapiens è una gran "capa tosta". Non sentirete mai fuoriuscir dalla sua bocca la magica formula di rito "Secondo me". Mai.
Il siciliano medio professa la sua opinione come Il Verbo. Tu esprimi il tuo parere. Lui nega fortissimamente l'esistenza dell'altro al di fuori di quello tramandatogli da generazioni."No, no, no. Non è così. Noi infatti...."
Ecco. Appunto. Voi.
"No, guarda. Si fa così!"
Grazie mille. Halleluja. Cristo è grande e s'è incarnato nel seno della vergine Marilux. Pur vivendo da sola da quasi 10 anni in effetti non avevo la benché minima idea di come fare TUTTO. Cade quindi a fagiuolo la lezione di vita dalla matricola. Ti prego quindi, indicami il cammino ed io lo seguirò.
Mi chiedo come sia stato possibile viver così a lungo senza perle indispensabili alla conoscenza umana come:
1)La pisella o i peri. Trattasi di legumi e frutta palesemente transgender di cui: l'una un incrocio tra piselli e ceci a quanto pare solo in uso a Trapani, gli altri ovviamente compagni delle loro più celebri partner femminili. Avrei dovuto lasciarla andar al mercato coperto alla ricerca di queste primizie ed invece, fattami impietosire, ho cercato di evitarle l'onta delle risate da parte di schiere di pakistani tra i banchi della frutta, suggerendole che magari non era una buona idea.
2)La piscina. A Trapani è buon uso non utilizzar in piscina costumi sgambati per le donne, anzi, è proibito. La muta. Sì. Va usata la muta da surfers. Conservatorismo nei costumi? Tradizionalismo? Pudicizia? Forse. Ma forse anche no, visto che gli spogliatoi sono in COMUNE tra uomini e donne! "E la doccia?" "Beh, la fai col costume!" "Cioè colla muta?!" "Si!" "Ma poi, cambiarsi, togliersi la muta?" "Che problema c'è, metti un asciugamano e ti togli tutto!" "Un asciugamano?TUTTO?Io che a stento riesco a mantenermi in equilibrio sfilandomi i pantaloni!"
3)La torre o case del pc. "A casa non abbiamo più il pc! Cioè c'è rimasto solo lo schermo, il KAISER invece non lo abbiamo più." "Il KAISER?" "Si, si. Il KAISER!" Ed io che non sapevo nulla dell'insigne titolo di cui può fregiarsi oggi un comune pc fisso. Me tapina!
4)La connessione wireless dell'Università. "Come posso fare per connettermi con il why-File in facoltà?" Il mistero s'è fatto fitto attorno al perché, come vi lascio ben immaginar, piuttosto che attorno al come.
5)L'inno della scuola superiore e i colori."Noi avevamo un inno di liceo che cantavamo il primo giorno di lezione nel cortile. Fa più o meno così Poppopò poppopò poppopò...il popolo, il popolo, siamo il popolo degli studenti....( segue motivetto dal delicato incedere di una marcia!) Quale era il vostro inno? E i vostri colori?" Segue silenzio moltiplicato per tre.
6)Marx. "Noi non abbiamo mai fatto MAX al liceo. Il nostro professore di filosofia lo odiava. Quindi ce l'ha fatto saltare a piè pari." "MAX chi scusa?" "MAX, il comunista!" Io mi chiedo: ma il determinismo storico che regna nell'impostazione dei vari testi scolastici, come sarà stato rimosso? Determinismo MAXISTA chiaramente.
7)Weber. "Io sto Uebber non lo capisco mica." "Ma chi Andrew Lloyd?(lo so, me le vado a cercare)" "Mannooo,Max(aridaje)!" Mannaggia a me che faccio anche battute di un certo livello che passano per mie sfarfallaggini incomprensibili, OLTRETUTTO! Mi chiedo solo se abbia una minima idea di quale Max stia parlando. L'elenco infatti inizia a farsi lungo a sto punto.
8)Piatti tipici delle feste." Da noi S. Stefano è la festa in cui mangiamo di più" "Ma davvero? Non sarebbe la festa in cui si va giù di brodo per alleggerirsi un po'?" "No( e te pareva)! Praticamente mia nonna prepara la pasta e poi una decina di condimenti tra cui: patate, broccoli, tonno, sottaceti, melanzane, sugo....e ognuno si condisce la pasta come preferisce. Vedessi mio padre che piatti che si fa...praticamente ci mette tutto!" La famosa pasta e merda delle feste, tradizionalmente distribuita in tutti i fast-food della McCuffaro, per intenderci.

E questo è niente. Tanto altro, troppo, sarebbe da raccontar, a riformular la definizione di grottesco ed oltre.
Sicilia, oh Sicilia mia...questa è la tua progenie che riversi in giro per il mondo. Spero tu ne sia consapevole.
Invece di predicar sempre sto benedetto "Turismo e cultura" potresti anche risvegliarti da quel torpore atavico che sembra davvero non conoscere età. Mentalità che si tagliano con un grissino si riversano in ogni dove seminando lo sconcerto.
Io poi non nego di esser sottilmente una stronza. Non sarò di certo io a metter in discussione le certezze granitiche della cara Marilux. Io mi diverto a scovarle, a fargliele raccontare e a condividerle. Massì. Perché dover spazzar via certe convinzioni?Perché porre fine all'incanto? Perché affrontar un contraddittorio dato che, se mi piglia la dolce Marilux mi frantuma coi suoi 90kg di possanza. Evito saggiamente quindi.
Ché poi, nonostante sia un polmone, mi apre in due dalle risate ogni volta. E le sue massime lo so, tra un po' faranno compagnia a quelle di Confucio.
O di Max. Uno a scelta tra i due.

New frequencies

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on mercoledì, marzo 10, 2010

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Lo dico?Lo dico.
Sabato ci sarò anche io a co-condurre New frequencies ovvero il programma radio senza la radio in filodiffusione presso la Collina dei conigli a Forlì.
Per maggiori info date un'occhiata al sito della collina.
Se quindi qualcuno in zona avesse voglia di far un giro, sappia che potrebbe imbattersi nella mia deprecabile persona.
Si parlerà di musica da films, colonne sonore, soundtracks...insomma ci siamo intesi, no?
Meriterebbe a prescindere, credo, al di là del mio plusvalore. Chiaro?

Fine marchetta.

Il mare è pieno di pesci

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on mercoledì, marzo 03, 2010

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Da queste parti non si ambisce alla gloria dei secoli.
Certo, tutto questo (poco) scrivere mi fa sentir in obbligo.Verso di voi, sparuti( spauriti?) amanti delle tinte forti nonché stomaci rivestiti di latta, ma - più convintamente - verso di me.
Mi sento costretta allo scrivere, come se avessi un debito di fiducia nei confronti di questo blog che non mi lascia molta scelta.
Questo vale per me.
Però là fuori c'è chiunque. Sì. Chiunque si è arrogato il dovere di scrivere. Di dir la propria. Di esser seguito da qualcuno. Perché, mi chiedo?!
Non è forse un diritto questo? Irrinunciabile, sì, ma che in quanto tale si può anche non esercitare.
L'impellenza è sempre più fomentata dal dovere di massa.
Siamo sempre sicuri di aver davvero qualcosa di così dirompente da dire?
Non meritano forse le parole un giusto decorso? Solo per apprezzarle. Perché valga la pena farsi ascoltare.
Tutti scrivono compiaciuti, pochi però hanno l'onestà di non farlo.
Ogni giorno scopriamo qualcuno con qualcosa di suo che si volatilizza nell'instante in cui lo fai tuo. C'è gente che non dovrebbe, c'è gente che ti dà almeno qualche metro di lunghezza e poi c'è gente che pari esser tu, quell'essere dall'unicità così conclamata che per anni hai coltivato. E sei speciale come tanti, ma tanti eh. Sei particolare, pazzo, fuori di testa, spacchi ma non hai l'esclusiva che credevi.
Vedete, saper che questo blog è nulla rincuora a suo modo. Aver una manciata di persone che mi legge credo mi si addica. Son soddisfatta così. Non vorrei foste più o meno di quello che siete. Non ho missive da recapitar all'umanità, né insegnamenti da trasmettere o condividere. Velleità artistiche?
Beh, sì, sono in attesa della googlata della vita. Anche un editore prima o poi dovrà aver bisogno di un "divano buono" per le proprie scarpe!
Tutto questo per dire che siamo tanti, tutti ben compressi in schiere lunghe e regolari. Stiamo così, gli uni dopo gli altri a caccia di espedienti.
A farsi forti dell'esser nessuno.
Alla ricerca dell'insolito che prima o poi ci seppellirà.

It's curious,it's funny, it's pointless

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on venerdì, febbraio 26, 2010

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Mettete in musica la vostra webpage, il vostro blog, la URL che più vi pare. Quanto melodico può risultar ciò che scrivete?
La mia è pura cacofonia a testimonianza del profondo squilibrio di ciò che scrivo.
Poi ci son cose che suonano dannatamente bene.
Magari le vostre.

Wanna try?

Cinemascope Deluxe

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on sabato, febbraio 13, 2010

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10 minuti d'oro.
Gary Oldman.
Lèon.

E' solo febbre.

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on sabato, febbraio 13, 2010

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Mi chiedo sempre in quali modi bizzarri la febbre riesce a stravolgere i sogni. Una constatazione a caldo, direte, visto che sono febbricitante in questo preciso istante che son qui a parlarne. La fronte che scotta, le gambe che ululano in swahili"o ci appendi da qualche parte o ci dai un taglio", un colorito alternante tra il rosso"sort 'mbriecon" e le pallide tonalità del lenzuolo ospedaliero:hai la febbre? Forse che ti sei beccata nuovamente la febbre?
E giù l'interminabile sequenza di situazioni ipotetiche in cui avresti potuto beccartela: al supermercato?Al Diagonàl l'altra sera? Ehi ma stavi bene il giorno dopo....e ieri non sei neanche uscita! Come cazzo ti sei beccata questo mal di gola...forse, oddio, no! Il male che si annida in casa e cova negli angoli più reconditi della tua gelida stanza?
Forse che dal terrazzino vengon su non solo effluvi di cipollame, paprika e curry ad ogni ora ma anche bacilli?Persino a finestra chiusa (si vede che hai la febbre, con quegli spifferi che ti ritrovi rischi di allagarti quando piove...e quindi finestra chiusa?what's a finestra chiusa?)?
Ho resistito fino ad ora, io e la mia educazione siberiana. Adesso devo arrendermi all'evidenza: io vivo all'aperto.
Ho un tetto, quattro pareti esterne, un termosifone di acciaio inox ma non fatevi trarre in inganno. Non c'è alcuna differenza di temperatura tra il dentro e fuori.
Uscire o non uscire per me non conta. Io colle intemperie ci convivo.
Data quindi una rapida risposta all'annosa questione come cazzo hai fatto ad ammalarti, si passa alla sezione meglio farsi una bella sudata a letto. Cosa c'è di meglio che eliminar le tossine in balia di sogni contorti ed allucinati? Il livello di psichedelia che raggiungono i miei sogni da febbricitante credo sia pari solo alle visioni da assunzione continuata e plurima di acidi . Non so come ma nei miei sogni pare di stare in un quadro di Kandinsky o Pollock con i Beatles di Sgt Pepper's Lonely Hearts Club Band a far da tappeto musicale al tutto che appare tanto nebuloso quanto vivido e roteante.
Poi ci sono sempre animali giganteschi anche se familiari (mutazioni genetiche come un giraffopardo o un serpentosauro, partorite dalla tua mente, ora sì, malata), promontori e dirupi tipo nel mezzo del Grand Canyon e tante strade a mezz'aria dove ti sembra di muoverti come in volo e guardi giù senza paura, dato che tutti si muovono così.
Insomma cosa c'è nei miei sogni? Un misto tra il Quinto elemento e Paura e Delirio a Las Vegas, direi. Ne deduco quindi che tante brillanti idee possono esser partorite in caso di febbre. E senza neache dover spender un centesimo.
E allora scusatemi.
Ho da fare.

E-staticità.

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on lunedì, febbraio 01, 2010

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Guardava fissa lo schermo mentre le guance un prurito l'invadeva. Sottile e ramificato come un leggero formicolio, esteso. Lei non interveniva e stava lì a sentir l'acuirsi del rossore e di ogni poro la puntuta consistenza. Fastidioso, sì, ma non le dispiaceva. Alzandosi per andar alla finestra incocciava in pochi passi nello specchio. Non sapeva che pensare.
E' poi proprio lei, quella che sta lì, coll'anima pronta a farsi imbrattare?La finestra è fredda.Basterà per quelle guance? Ce le lascia per qualche istante, o forse per qualcosa di più. Con la coda dell'occhio guarda per il vetro smerigliato le mattonelle di luce che dalla galleria segnano un percorso giù per il cortile interno. Un sentiero di luce e neve che vien voglia di rotolarcisi. Poi il respiro diventa cadenzato, il freddo schiarisce il rossore della guancia appiccicaticcia. Sul vetro l'impronta di tutti quei pori irregolari come di una nuvola di pixel da contare. Esce allora in veranda a farsi un po' scartavetrare. Le lunghe mani che il gelo a buon intenditor fa toccare.

"I know it's crazy, but that's the only thing I'd really like to be."

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on venerdì, gennaio 29, 2010

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where do the Central Park ducks go in winter?

J.D. Salinger-The catcher in the rye

Packaging's Life

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on venerdì, gennaio 29, 2010

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"Packaging's Life" from Silvio Giordano on Vimeo.


Inspira.
Ed espira.

Northpole s/t

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on mercoledì, gennaio 27, 2010

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Ero in collina. Verosimilmente il 12 dicembre e si parlava della scena italiana musicale degli anni '00. Michele -l'esperto- apriva il suo consueto intervento parlando di loro, i Northpole, come di un chiaro esempio di cose da cui non ci si dovrebbe astenere per far un discorso serio. E così rimette nella custodia Dente, taglia un pezzo degli artemoltobuffa e tutto per non dover rinunciar a passarli quella serata.
Fredda sera in collina, qualche avventore del locale si intrattiene ascoltando New frequencies in filodiffusione, e loro son lì a far la loro trasmissione radio-senzaunaradio per il semplice gusto di. Tipo di far ascoltar anche a qualche amico, raccolto lì per l'occasione, gli ascolti di un decennio e condividere impressioni varie o magari qualche "ma va cagher!".
Finché Michele, timido e impacciato speaker, cala giù il suo asso mettendoci a tappeto. E questo asso ha le fattezze di un brano come "La distanza".
Tu, tu riesci a dire tutto quello che voglio sentire tutto quello che mi fa morire, tu mi fai tremare come in bilico su di un filo statico...
Avevo già sentito questo pezzo ed, ogni maledetta volta, mi provoca un rimestamento d'interiora singolare. Non so dire cosa sia. Le parole, la musica o se non altro la perfezione di un semplice connubio. Ecco proprio quel "semplice" che arriva lì e resta. Perché facile da ricordare, facile riconoscersi.
Tipo quel tremore che provi sentendoti dire da una persona vicina quello che pensi in quell'istante. Questo mi lasciano i Northpole.
Michele mi ammolla il disco a fine serata con un "Devi sentirlo tutto. Mi dirai" d'accompagnamento. E lo sento. Tutto. Spesso. E mi ritrovo a cercarlo sempre di più nei miei ascolti, a cantarlo sovrappensiero, a citarlo che non so neanche il perché.
Undici brani, undici colpi secchi. Ben orchestrati e arrangiati(vedi Fabio de Min e vedi Non voglio che Clara) creano imbarazzo. Imbarazzo nella scelta del brano preferito. Laura? Luca Marc(la canzone del Piave)? Come ogni sera? Difficile decidersi. Ma poi perché decidere?
I Northpole non ci sono più. L'album è del 2005, sì cinque anni fa. E non vedo perché scegliere dato che non ci sarà altro da scegliere. Ho undici brani e son tutti i miei preferiti. E mi sembra anche un diritto rivendicarlo, perché tanto non succederà tra qualche anno, un prima o poi non ci sarà. E allora è bello tenerlo per mano questo qualcosa di irripetibile, come un piccolo tesoro sconosciuto ai più e che ti rende grande anche solo a guardarlo, come un trofeo in bacheca.
I Northpole hanno prematuramente intrapreso la via del "Chi?" senza neanche poter arrivar in vetta e sentirne l'aria. Immeritatamente irriconosciuti. Riprova del fatto che un episodio, per quanto possa esser folgorante, può bruciare più che illuminare.
Ed io a distanza di più di un mese "quell'episodio" non l'ho ancora reso.
La fortuna, alla fine, si compie sulla distanza.
O almeno mi piace pensarla così.

Fanfarlo-Reservoir

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on sabato, gennaio 16, 2010

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Un album di cui dovreste fidarvi. Diverso in ogni suo episodio eppur bellissimo. Malinconico, evocativo ma non triste. A suo modo curativo, come tutti gli album dell'Olimpo a cui appartiene saprebbero.
C'è chi parla di Arcade fire ascoltandoli. Perché quando qualcosa piace ci si chiede sempre il motivo. Un qualcosa che forse ha a che veder con altro che c'è piaciuto enormemente.
E se quella é la scia, che ben vengano certe stelle.
Parlare dei Fanfarlo in giro. Farli conoscere.
Renderli indispensabili tra i vostri ascolti.
Come un battito di ciglia. Un respiro.
Niente di più facile.

(clickare sull'abum per scaricarlo)


E poi c'è tutto ciò che non si può non amare: trombe, violini e mandolini. Perché senza pare non si possa metter su niente che abbia l'onore o onere di un gruppo indie-folk. O di una fanfara tascabile.

"Nous nous sommes tellement appliqués à sophistiquer notre cœur, nous avons tant abusé du microscope pour étudier les hideuses excroissances et les honteuses verrues dont il est couvert, et que nous grossissons à plaisir, qu'il est impossible que nous parlions le langage des autres hommes.Ils vivent pour vivre, et nous, hélas ! nous vivons pour savoir"
( C. Baudelaire -La Fanfarlo-)

I put a spell on you

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on lunedì, gennaio 11, 2010

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Questi sono gli abiti nuovi di questo blog.
Incerta è stata la scelta. Colpa dei saldi che fanno apparir molte cose papabili e poche adatte.
E quindi tra corsi e ricorsi storici e dopo aver conseguito, per evidenti meriti,lauree honoris causa sull'html ed altri linguaggi criptati e criptici; siamo qui.
Io e la mia creatura.
Che cresce.
Ma solo un po' per volta.
Per starmi dietro.

Update:dovreste tipo aiutarmi a capire come diamine si vede questo blog. Cioè:che tipo di schermata vi appare? riuscite ad arrivare fino in fondo alla scritta post più vecchi o è solo l'avvocatessa a non riuscir a veder na cippalippa?
Grazie per il volontariato futuro ed eventuale.