Benny's Video

Posted by TibiDabi | Posted in | Posted on mercoledì, dicembre 08, 2010

Questo post parla di Michael Haneke. Ancora lui. Questo film è di Michael Haneke e vi disturberà. Pronti?Benny's video non è il primo film del'autore austriaco ma rientra sicuramente nei suoi tardivi inizi e racchiude -uno ad uno- tutti i temi del suo cinema. L'insensatezza del male, l'impassibilità della violenza, la psicosi del quotidiano, la mediatizzazione come forma di espiazione, i rapporti familiari degenerati. Quadretto alquanto confortante, direte. Ma Haneke è così. Difficile che possa conquistare platee mettendole d'accordo sulla qualità di quanto propone. Difficile non sbuffare, sonnecchiare o distogliere lo sguardo in 1h e 45 m di film. La tentazione di voler mollare, in un film di Haneke, non tarda a palesarsi. E' immediata. Perché son le prime battute che ti mettono alla prova e testano effettivamente di che pasta sei fatto. E' una sorta di selezione naturale che il regista compie: "se superi questo, non temere, non te ne pentirai continuando." Per me è così. La ripidissima scalata di un anticlimax, la vetta che non immagini eh, a vederla così alta ed acuminata, ma che poi ti sorprendi a trovartici sospeso proprio in punta scrutando dall'alto il vuoto sottostante. Vertigini. E' questo che si avverte infine: l'essere stati in balia di una grande e perpetua vertigine.
L'acme. Si inizia guardando una Vhs di un maiale ucciso in un podere con un colpo d'aria compresa in testa. Lo si vede e lo si rivede al rallenty. E lo si sente. Dapprima il sordo grugnire, poi il lamento dilaniato dal distorto rallentamento delle immagini. Dopo qualche fotogramma, luce sullo spettatore: un adolescente nel chiuso della sua stanzetta. Non una smorfia, non un accenno a qualunque emozione, solo una Vhs tra le tante. Benny ci appare così. Un adolescente tipo della Vienna bene: ottima estrazione familiare, bella casa, amici, compiti, scuola, appunti, spuntini. Nulla di eccepibile. Forse qualche piccola tensione con i genitori. Ma chi non ne ha a quell'età?
Benny conosce una ragazza, proprio fuori dalla videoteca in cui è solito prender video a noleggio. La porta a casa sua, se la fa amica, cenano assieme, scherza, la strattona, le fa domande e ne testa forza ed coraggio, finché non ne diviene l'aguzzino. Finché lei non diviene il suo animale da mattanza. Riprodurre quanto visto sembra qualcosa di diverso dall'uccidere. Ma ahimè non consente di tornare indietro all'infinito quasi a voler riavvolgere un nastro. Come spesso accade nei film di Haneke, anche qui, la violenza non è ostentata ma è intuita, riconosciuta e ultimata fuori dal campo di una videocamera fissa a riprender quanto non accade.
"Ed anche questa è fatta". Incurante del significato di quanto compiuto ciò che conta è averlo fatto, sapere cosa si prova, vedere com'è e poi andar avanti. Il corpo non è occultato, resterebbe lì se non per salvar le apparenze. In un impeto di furore si rade a zero ed in uno di debolezza confessa l'accaduto ai propri. Condividere una colpa? Piuttosto scaricarla, è questo il suo obiettivo. Mostrato il video ai genitori viene riversato su di essi il dubbio, il rimorso, il progettare come liberarsi del corpo senza che nessuno sappia. Da "al corrente dei fatti" diventano "colpevoli" ed unici responsabili di un qualcosa che se si sapesse comprometterebbe carriere e reputazione.
Anche questa che sembra una debolezza del ragazzo è invece la summa di un rancore programmato ad annientar gli altri tra sensi di colpa e lacrime che il ragazzo non comprende e non avverte. In fondo veder e riveder il video di quanto accaduto lo ha reso solo uno spettatore. Esattamente come per il maiale. L'espiazione passa attraverso la mediazione del video, il suo non comparire se non di spalle. Non ci sono responsabilità se il rivedere rende spettatori più che attori. Si tratta solo di qualcosa da dover metter a fuoco, compiaciuti della propria arte, seduti al buio di una cameretta oscura. E no, non sono stato io, no. Io volevo solo guardare e cercar di capire "che cosa si prova?". E la risposta gela nella vene. Non si prova nulla.

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