E' irritante doverlo dire. Sì. Lo sapevo. Tra cotillons e ricchi premi il Leone d'oro per il miglior film se lo porta a casa Coppola la figlia. E proprio nel momento in cui lo inondavo di critiche e perplessità, eccolo lì Tarantino, spero in palese stato confusionale, a far proprio quel nome là; quasi a dire "e belli e bravi ce ne andiamo con qualcosa in saccoccia tutti, amici miei." Avete visto Somewhere. Magari vi è piaciuto anche ed avete trovato qualche argomentazione – misteriosa- a sostegno della vostra tesi. La spietata analisi della TV Italiana (a porposito, grazie Sofia Coppola per aver offerto una vetrina così veritiera della tv nostrana e per darne sfoggio, ti auguro, in ogni orifizio di 'sto mondo. Come se Berlusconi non bastasse a farcisi ridere dietro!). Il tenero rapporto padre-figlia. Le lapdancers gemelle(immagino ricordiate tutti su che musica ballassero...right?). La costruzione della maschera su Johnny Marco(maschera di gran lunga più espressiva di Stephen Dorff a dirla tutta). -Ehi ma questo Johnny Marco non richiama nel nome James Franco?- -A dirla tutta a me pareva richiamasse DJ Johnny Glamour di Aldo, Giovanni e Giacomo!-
Insomma, s'è capito come la penso. Non ne faccio mistero. Il trailer m'aveva già dato l'impressione di esser potenzialmente più del film. Una mezza idea me l'ero fatta sulla storia, metteteci poi che più o meno ho capito dove vanno a parar i film della Coppola ed ecco che la fregatura era una aspettativa legittima. Ma non voglio parlar di fregatura. La Coppola è un'icona del cinema indipendente(de che?) oramai. E' tipo gli Weezer. Potrà anche far cagate ma c'è gente che si straccerà le mutande sempre per lei pur di negar l'evidenza. Insomma, dai, Lost in translation l'ho adorato. Anche le Vergini suicide non mi son dispiaciute. Ciò a dimostrar che non avevo pregiudizi. Però allo stesso tempo non posso dire di nutrire un'ammirazione incondizionata per questa donna. Ai miei occhi è una sorta di equilibrista, in bilico lassù con una grande potenzialità di passo falso in serbo. Questo Somewhere è un film privo d'incisività. Niente che lo renda memorabile. Una sceneggiatura minimalista ed anche facilotta, ai limiti del banale. Tutto il resto è un susseguirsi intuibile di un qualcosa dettato dai ricordi stessi della regista che non giovano alla narrazione, se di narrazione è possibile parlare. Il risultato è desolante per l'insistere di piani fissi laddove non accade nulla. Probabilmente l'effetto è voluto. Un'alienazione che affianca quella del protagonista, una mediocrità universale. Dialoghi, riprese, ambienti, rapporti, attori. Dorff non mi convince come depresso. In realtà non mi convince e basta. Io la chance di sorprendermi gliel'avrei anche data. Ma non si chiamano tutti Bill Murray. Elle Fanning invece, è la luce del film. C'è lei in tutto ciò che si lascia ricordare. Per il resto tanta autocelebrazione indie. Questo minimalismo tuttavia non genera alcun tipo di empatia. Il film scorre senza grandi coinvolgimenti. Ed il pensiero che il tutto sia voluto, che è la storia a richiederlo, mi indispone, perché suona come la giustificazione a cui tutti potrebbero ricorrere per giustificar degli stratagemmi registici non proprio condivisibili. E Somewhere pare giusto la risposta alla domanda che provocatoriamente ti balena in mente già tra i titoli di coda: “Ma questo film, dove vuole andar a parare?” Da qualche parte. Sì. Magari nella testa di Sofia Coppola.
M: Che bella borsa! L'hai comprata qui? C: No, me l'ha regalata il mio ragazzo per i diciotto anni. M: Ma allora perché c'è scritto sopra FURLA? Mica l'hai presa a FORLI'? C: non pervenuto
Questo video ha qualcosa dei film di Don Siegel. Magari quegli incipit folgoranti alla Dirty Harry. Magnetico e rassicurante. I movimenti in serie ripetibili e accelerati. La quotidianità tascabile. Berlino e i Berlinesi. Il magone non esattamente tascabile. Liszt ed una generosa manciata di pelle d'oca.
Li chiamano incentivi. Come se ve ne fosse bisogno.
-Taiwan mi ama ed io amo Taiwan -“I like your t-shirt and your stylish haircut!” -chiedo Fonzie e mi danno Avanzi: faccio domande impegnate per ricever gossip su autori di libri che cambian sesso ed attivisti che tentano il suicidio per poi farsi filmare al dunque e ripensarci. -“How you call those additional disposition of the Court?” “Integrative, ADDIZIONALI?”“Si, si Addizionali!”. Un giudice della corte costituzionale non dovrebbe star a sentir una politicante da strapazzo. Addizionali de che?! -Il Poper studio è quanto meno il posto di lavoro che chiunque sognerebbe: sono entrata ed ascoltavano i Tv on The Radio. Awesome, punto. -Lubiana era stupenda nei ricordi. Togli l'Erasmus e diventa una mezza noia. Anche se una bella noia. -Da dove cazzo sbuca fuori 'sto ponte tra i 3 ponti e il ponte del Drago? Un mezzo obbrobrio in cui sento puzza di Calatrava in ogni angolo. E poi queste statue di uomini-pesce deformi. Vedi Sam Raimi che incontra Dario Argento in ospedale. Cazzo vi ridete occhi a mandorla che vi fotografate accanto a 'sti genocidi artistici? -Picerija Parma resta un must: insalate spettacolari ed economiche. -Ljubljana Mlekarna fa degli yoghurt ottimi come sempre, ma anche Ego non scherza. Ottimi uva-mirtillo e pera-vaniglia. Ma anche le namaz s smetano (creme spalmabili) con verdure sono insuperabili. -Il Maxi market è diventato 'na crifra stiloso. Mittleuropeo come non mai. Pure le insalate di frutta e verdura combinabili a scelta. -Non riesco a capire come diamine facessi a mandar giù tutta quella sbobba balcanica in quantità industriali 3 anni fa. Ho preso un mesni burek( pasta sfoglia con ripieno di carne) e non son riuscita a finirlo. Shame on me. -Segnatevi questo posto: Okrepcevalnica Harambasa per mangiar i migliori cevapcici di sempre. Con lepinji e kaymak goduriosi. -Zvezda è sempre un piacere per occhi e palato. Splendide torte e gelati. -Ci son cantieri aperti ovunque nel lungofiume. Scalinate in via di costruzione, percorsi a piedi lungo il fiume e scavi archeologici della vecchia cara Emona innanzi all'Università. Con tanto di ponticelli sospesi per gettar un'occhiata e correr via. -Il Nuk, la biblioteca nazionale, per farti acceder alla consultazione di due libri ha una trafila di scartoffie da riempire, inutile e devastante per lungaggine e puntualità nella rottura dei coglioni. Depositi, caparre, tessere per fotocopiare, sali e scendi, prenotazioni di posti in sala lettura, se esci devi segnalar che esci ed il tuo posto diventa giallo. Nervosismi spinti. Inglese borderline. -Non ho una bella grafia. Ok man, te lo riscrivo. Ma senza che ti incazzi. -Lubiana è sempre super cheap. Però i taralli venduti a 4,50€ al pacco m'hanno provocato uno shock emotivo. -Gli spagnoli. Ci hanno soppiantato in tutto. Sono ovunque. PEGGIO ANCHE DEI GIAPPONESI. Campioni del mondo eheh ahaha! Ecco, che morissero va (Maria esclusa!). Non sarebbero ovunque almeno. Che poi non eran in crisi, d'una crisi nera più devastante della nostra? Che cazzo ci fanno ovunque a seminar il mondo col loro AI EM FROM ESPAIN!??? -La musica che passa la radio nei negozi e supermercati è la stessa di 3 anni fa. Eros-nato ai bordi di periferia-Ramazzotti spacca sempre gli altoparlanti. Con o senza un disco da promuovere. Ma cazzo, dio del dio, questo è regime! -Djanski Dom-Tabor è un ostello senza lode nè infamia. Insomma via, senza pretese. Per 17€ a notte con colazione inclusa: dignitoso. -Metelkova in estate è desolante. Però vende la Lashko pivo da 500cl a 1,80€. E quindi vale sempre la visita. -Il Be-ko-fe che spara musica trance-electro-fusion m'ha messo tanta tristezza addosso e pure qualche brivido. -Ho rimediato una intervista ad Al-Arabia mentre mangiavo un felafel. In onda non so quando, rientra di diritto tra le cose con cui potreste ricattarmi un giorno. Quindi non è MAI accaduto tutto ciò. “Can I take a picture of you while you eat it?””Sure! I've always dreamt about it. But just when i'll be retired and teethless, you know?”. Per la cronaca, hanno offerto loro. -Tutti gli attivisti incontrati avranno più o meno la mia età. Senso di nullafacenza in heavy rotation. -Ho macinato Km sotto un sole battente sognando una bici che non è mai arrivata. -Incontro l'amica Tjasa ancora in pieno trip post Erasmus da Vienna, ma innamorata del surf e di Lisbona. -Nelle inteviste, quando le parole didn't come to me, ci piazzavo un latinismo. Si chiama precisamente ostentare conoscenze non richieste per causar inadeguatezza nell'altro il quale tace anche se non comprende che cazzo significhi, ma dirlo sarebbe un'onta troppo grande. -Ho preso due delle marionette più zuccherose per mia nipote. -Ho preso una Union radler grapefruit per me. -Tra una settimana torno a vestir i panni della Southener. -Ovunque vado fa caldo. Sarà colpa mia? Che fine ha fatto la nuvoletta fantozziana? Questa umidità tibidabinense è tanto gradevole quanto un soggiorno in un lazzaretto vicino Como intorno al '600. -Il tortora e i calzari romani tirano un sacco anche qui. -"Tchiao Bella!"(cit.)
La strada per l' Hana-bi ti si impasta tra le scarpe e sulla pelle, in una leggera patina salmastra ma dolce. E' come entrar in un posto ambìto ma familiare. Come vorresti che fosse ogni altro posto in cui metterai piede d'ora in poi. There's something in the air when you're at Hana-bi. La convergenza di tanti musicopati è sì singolare, ma lascia anche ben sperare. Mi chiedo sempre quando guardo delle teste muoversi al ritmo di una certa canzone, come quelle teste siano venute a conoscenza di quel gruppo in particolare. Mani che si alzano, piedi che battono, parole accennate, la mente che vola, il ricordo di quella canzone, annuire, riconoscere una melodia e la libera associazione di pensieri. Ieri ce n'erano tanti di pensieri che interagivano nell'aria ai piedi di una luna piena. Un fenomeno celeste scatenato dai Local Natives, band losangeliana, che al primo ascolto non credesti davvero provenir dalla terra de i Weezer o dei Rooney, dato che mediamente ti aspetti qualcosa del genere sentendo L.A. a risposta da "Where are you from?". Ed invece questi baldanzosi hanno scomodato nella mia mente gente del Midwest, New Mexico, di quelle lande lì insomma, dove percepisci lo sconforto nella voce dettato dal nulla. E parlo di gente come Bon Iver o Iron & Wine, per l'intensità, ma anche Band of Horses o Fleet Foxes, per trasporto e carisma. Ed invece questi 5 ragazzi sono made in Orange County, ma niente a che veder con California, here we comeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee! Poco più che ventenni riempiono il palco dell'Hana-bi con una energia ed una tensione palpabile e che si trasmette come una reazione a catena fin sulle dune circostanti. I "Grazie", le imprecazioni a zanzare e celebrazioni del mare, sole, della bellissima terra in cui viviamo, non si fanno attendere a lungo, così come non c'è da attender molto per farsi coinvolgere in battiti di mani, ritornelli canticchiabili e qualche urletto d'apprezzamento. Il pubblico dell'Hana-bi è poi composto ed attento. Insomma capisci che c'è gente che è venuta appositamente e la si distingue dallo sguardo, dal modo in cui ascoltano, dal guizzo ad una certa canzone che scioglie qualcosa dentro. I pezzi conclamati arrivano in un'ora tirata di concerto, parlo di "Airplanes" alle cui prime note scatta un boato composto, "Stranger Things", "World news", "Shape Shifter", nonché la cover in apertura dei Talking Heads "Warning sign". E poi c'è la mia prediletta in chiusura, la prediletta di molti suppongo, "Sun Hands" e non posso non sentirmi appagata e sentir che tutto può finir lì senza neanche la finzione dell'uscir ed entrar ancora, chè tanto di più che vuoi dì? E infatti non si vedono più. Il bis non c'é col dispiacer dei più, ma poi che bis vuoi far con un solo album all'attivo? Insomma qualche cover ci potrebbe anche stare, però non eran necessari riempitivi in un concerto in cui senti che il gruppo si sta spendendo ad ogni singola canzone. Quindi non alzo striscioni in segno di protesta, non levo voci contro presunte omissioni. Va bene così. Insomma un gruppo con 4 voci e dico 4 microfoni per sincronizzar i vocalizzi di 4 componenti su 5 ha del mostruoso. E per giunta 4 voci interscambiabili, che si giostrano fondendosi in maniera perfetta, senza stonature, in una limpidezza quasi irreale. Un gruppo di singoli a far la differenza nell'insieme. Bella prova davvero. A fine concerto è stato possibile anche avvicinarli nel loro libero scorazzar per il locale: disponibili, entusiasti e terribilmente cosparsi d'Autan. Taylor, voce e chitarra, è tipo 1,60 m di concentrato curioso, in baffi anni'20, di galanteria tascabile. Insomma cosa pensereste di uno che vi si approccia dicendo "You don't have to ask anything, i am the one supposed to!"? Beh, sì. Questo ha pesantemente compromesso la mia obiettività. Persa tra i baffi di uno sbarbatello canterino.
La serata finisce verso mezzanotte. Il ritorno a casa mi vede avvolta in una T-shirt bianca e rossa con tanto di logo pitturato a stringer tra le mani un 45 giri autografato. Un po' radical chic. Un po' teenage wasteland della controra. Giusto un po'.
Huit Femmes. Isabelle Huppert. Message Personnel di Francoise Hardy. Il film è un soffio, ma questo momento spiana la via al luccicone. La Huppert viene dalle stelle. Ci crede ed io ci credo con lei.